18° Rapporto ACS, cristiani perseguitati più che mai
Oct 29, 2024di Anna Bono
Aiuto alla Chiesa che Soffre illustra la situazione dei cristiani in 18 Paesi dove professare la fede può costare il carcere o la vita stessa. E non solo in aree a maggioranza islamica o in Cina, ma anche nel Nicaragua di Ortega.
Si intitola Perseguitati più che mai. Rapporto sui cristiani oppressi per la loro fede 2022-24. È il 18° rapporto, appena diffuso da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), che illustra la situazione dei cristiani in 18 Paesi scelti in considerazione delle condizioni particolarmente difficili che i fedeli sono costretti ad affrontare: 11 sono asiatici, 6 africani, 1 centroamericano; in gran parte sono a maggioranza islamica. Il periodo di riferimento del rapporto va dall’estate 2022 all’estate 2024 e, come anticipa il titolo italiano, le ricerche svolte hanno documentato quasi ovunque un notevole inasprimento delle persecuzioni inflitte. ACS in particolare sottolinea come in oltre il 60% dei Paesi considerati, le violazioni dei diritti umani sono sensibilmente aumentate rispetto a quelle rilevate nel periodo 2020-2022.
Si tratta di una tendenza che conferma le indagini condotte da altre organizzazioni: ad esempio, il Pew Research Center, che nel suo ultimo rapporto ha riscontrato forme di persecuzione – dalla violenza verbale all’omicidio – in ben 160 Paesi, e Open Doors, che per i 50 Stati in cui è più difficile essere cristiani ha evidenziato livelli di persecuzione estremi in 11 casi e molto elevati in tutti gli altri.
In termini generali ACS – che, va ricordato, è una fondazione cattolica internazionale avente come missione il sostegno ai cristiani perseguitati e nel bisogno tramite la preghiera, l’azione e l’informazione – ha individuato quattro tendenze maggiori di persecuzione.
La prima è lo spostamento dal Medio Oriente all’Africa dell’epicentro della violenza jihadista. Ormai sono circa 20 su 54 i Paesi africani in cui i gruppi armati legati ad al Qaeda o all’Isis riescono a compiere attentati e in alcuni si sono stabilmente insediati creando basi operative e persino, come ad esempio in Nigeria, enclave sotto il loro totale controllo.
Una seconda tendenza rilevata in diversi Paesi, in particolare in Cina, Eritrea, India e Iran, è la crescente ostilità nei confronti dei cristiani visti come nemici e traditori dello Stato e come tali additati al resto della popolazione, il che ha legittimato l’intensificarsi di misure repressive nei loro confronti e una diffusa assenza delle istituzioni – polizia e tribunali – che omettono di tutelarli o sono molto restie a farlo.
Al tempo stesso, e in concomitanza, in diversi Stati – ed è la terza tendenza – sia le autorità che la popolazione non cristiana hanno approfittato di leggi esistenti, ad esempio quelle che nei Paesi islamici puniscono la blasfemia con pene severe, in alcuni casi fino alla condanna a morte, e di una opinione pubblica generalmente più insofferente per accusare i cristiani di mancanza di rispetto per la religione prevalente e infierire duramente su di loro.
Infine, ultima e particolarmente dolorosa tendenza documentata da ACS è l’aumento delle minacce ai minori cristiani, ai bambini e in particolare alle bambine, oggetto queste ultime di gravi violazioni dei loro diritti: rapimenti, violenza sessuale, conversioni forzate all’islam e matrimoni forzati.
In particolare, poi, ACS richiama l’attenzione sulla situazione dei cristiani in 12 Paesi, nove dei quali asiatici. In Siria i cristiani prima dell’inizio della guerra civile nel 2011 erano oltre 1,5 milioni, mentre oggi molto probabilmente sono ridotti ad appena 250mila. Nel Myanmar, teatro dal 2021 di una guerra che oppone milizie popolari ai militari al potere in seguito a un colpo di stato, l’esercito ha distrutto più di 200 luoghi di culto, incluse 85 chiese, e ha inoltre privato decine di migliaia di cristiani di assistenza pastorale costringendo alla fuga popolazione e religiosi.
In Cina, secondo i dati raccolti, da migliaia a oltre 10mila cristiani sono stati arrestati e reclusi dal Partito comunista che non di rado rifiuta di dare notizie ai parenti sullo stato dei congiunti incarcerati. In India si è registrato un aumento consistente degli attacchi e in genere degli episodi di persecuzione, istigati dagli integralisti indù, passati dai 599 del 2022 ai 720 del 2023.
In Iran, Paese sotto la morsa dell’islam sciita e del regime degli ayatollah, sono i casi di cristiani detenuti a essersi moltiplicati: da 59 nel 2021 a 166 nel 2023. In Iraq, come in Siria, si è avuto un drastico calo dei cristiani, messi in fuga dall’istituzione del Califfato nel 2014 e in gran parte tuttora profughi all’estero. La comunità cristiana un tempo composta da circa 1,5 milioni di fedeli, attualmente ne conta meno di 200mila su un totale di 41 milioni di abitanti, pari a circa lo 0,46%. In Pakistan i ricercatori di ACS hanno calcolato che tra il 1987 e il 2022 2.120 persone sono state accusate di blasfemia.
Quasi sempre si tratta di accuse infondate mosse per liberarsi di una persona invisa come risultato di dispute tra vicini o interessi economici. In Arabia Saudita a correre i pericoli maggiori sono i musulmani che si convertono al cristianesimo perché l’islam considera l’abiura il peccato più grave, imperdonabile. Infine in Corea del Nord chiunque venga identificato come cristiano o mostri anche solo interesse per il cristianesimo è considerato nemico dello Stato. Il suo destino è quasi sicuramente la reclusione in uno dei terribili campi di lavoro dai quali ben poche persone fanno ritorno.
Passando all’Africa, tre sono le situazioni evidenziate. In Nigeria, classificata all’8° posto nel Global Terrorism Index 2024 e al 6° nell’Elenco 2024 di Open Doors, oltre che dai due gruppi jihadisti del nord est, Boko Haram e Iswap, la minaccia ai cristiani proviene dai combattenti di etnia Fulani, musulmani e pastori transumanti, che si accaniscono contro le popolazioni agricole di fede cristiana soprattutto nella cosiddetta Middle Belt, la fascia centrale dove il nord islamico e il sud cristiano entrano in contatto. È il Paese al mondo dove vengono uccisi più cristiani. In Burkina Faso, che insieme al Mali e al Niger è forse il Paese africano in cui in questo momento i cristiani soffrono più che altrove, più di due milioni di abitanti, pari a circa il 10% della popolazione, sono sfollati, costretti a fuggire per tentare di sottrarsi alla violenza jihadista. In Eritrea in odio alla fede e solo per questo circa 400 cristiani risultano al momento in carcere senza processo.
Per la prima volta, infine, ACS ha deciso di estendere la sua raccolta di dati e testimonianze al Nicaragua a seguito delle gravi e crescenti misure repressive adottate dal regime di Daniel Ortega, in particolare contro il clero locale che ha colpito con detenzioni ed espulsioni dal Paese. Tra i sacerdoti esiliati c’è il vescovo di Matagalpa, monsignor Rolando José Alvarez, che risiede in Vaticano, liberato all’inizio del 2024 ed espulso dopo mesi trascorsi in carcere.
FONTE : La Nuova Bussola Quotidiana
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