Baedeker pandemico. Se Dio no, almeno Aristotele
Dec 10, 2021Sono inesperto di tutto. Capita che gli esperti siano pericolosi: possono svolgere il proprio lavoro terribilmente bene o terribilmente male con la stessa perizia. La parola “esperto” non dice nulla né sull’intelligenza della persona, né informa sulle sue qualità morali. L’esecrabile dilettantismo, se consapevole di sé, custodisce un briciolo di prudenza. Obbliga ad osservare, ascoltare, porre domande, cercare risposte.
In tempi di Covid, se non si è esperti non si ha diritto di parola, figuriamoci manifestarla in piazza. Dobbiamo avere fede nella scienza: il salto nel buio che abbiamo deriso in secoli di ateismo pratico, ora va compiuto senza indugio a favore di medici e scienziati. Almeno Dio “nessuno lo ha mai visto” (Gv 1, 18), al contrario dei Bassetti, i Pregliaschi, le Cartabellotte, le Capue, quel mazzolin di rose e Viole, e come non citare il cinguettatore compulsivo Burioni.
Fiducia a credito, spesso senza una straccio di prova. Argomentazioni difese a colpi di occhioni sbarrati, “ah, signora mia!”, dileggio, ramanzine, scoppi d’ira incontrollata, richieste di cannoneggiamento, deportazione e morte per liquefazione. Abbiamo sempre parlato liberamente e quasi sempre a sproposito di calcio, cucina, politica, cinema, economia, religione, amore: di tutto di più. Guai a tarpare la creatività degli asini: ti saltavano alla gola, ma eravamo a.C., avanti Covid. Oggi, d.C., se avanzi dubbi sull’efficacia del vaccino o culli l’idea bislacca di disporre del tuo corpo come una femminista qualsiasi, vieni brutalmente zittito: “Sei medico?”. Sfortunatamente esistono anche illustri medici e scienziati dubbiosi. Niente panico: presi a pesci in faccia, vengono irrisi e licenziati. La domanda corretta in effetti sarebbe: “Non sei d’accordo con la narrazione collettiva? Taci”. Piace, la narrazione. Non fosse sinonimo quasi perfetto di affabulazione, cioè balle incartate bene, l’equazione sarebbe: narrazione uguale verità. Con tanti saluti all’esperienza e alla perizia, per non parlare di costituzioni e diritti umani e codici di Norimberga, insomma la cogerie di lettere morte di cui i talebani fanno carne di porco facendo rabbrividire l’Occidente radical-choc. Nelle more del ragionamento: siamo antropologicamente agli antipodi degli studenti coranici che escono dalle madrasse di Kandahar per insaccare donne, sia chiaro. Noi le donne – del terzo mondo, che poverine hanno bisogno di lavorare – le usiamo come incubatrici di bambini da rivendere a coppie omosessuali o sterili che non hanno elaborato il lutto per la morte del cane, e se il bambino è bruttino o diversamente abilino, fanno il reso merce come su Zalando. Fine della digressione.
Breve carrellata di misure a tutela della salute pubblica sinora adottate: mascherine e gel, distanziamento sociale di un metro, facciamo due anche se 1.80 può bastare, lockdown, remote working – white collar only allowed, in inglese è più professionale – coprifuoco, zone gialle, arancioni e rosse, con aperture inclusive verso arancione rinforzato e rosso scuro. La zona meno malaticcia è stata definita bianca in barba al semaforo, ma da luglio abbiamo capito perché: il verde serviva per il pass. Siamo in guerra, spezzeremo le reni al Covid e soprattutto, con geometrica potenza, alle torterie di Chivasso gestite da signore.
Protocollo terapeutico: tachipirina e vigile attesa. Viene il sospetto che le teste d’uovo al Ministero abbiano fatto un sondaggio per sapere cosa c’è nell’armadietto del bagno degli italiani. Ha vinto il paracetamolo, che precede di mezza lunghezza l’Oki e la crema per le mani. Lo prendi e attendi senza appisolarti. Sospetto da scacciare con vigore e una punta di sdegno.
Altre cure? Non pervenute. Ricerca di terapie alternative, nemmeno a parlarne. Quello stregone di De Donno si è pure impiccato, vedi che sperimentare porta male. Finalmente, il benedetto vaccino. Astrazeneca sì ma anche no. Contrordine compagni: Astrazeneca ha cambiato etichetta, si chiama Vaxzevria, quindi sì. Intanto che la movida è vietata, consolatevi miscelando sieri come cocktail. Janssen una dose sola, anzi facciamo due per star tranquilli. Gli altri due dosi, massimo tre, e se dopo la quarta non vediamo miglioramenti, la quinta diventa indispensabile in vista della sesta. Per la settima e seguenti ne parliamo dopo Capodanno, così salviamo la Pasqua per tornare ad abbracciare i cinesi la prossima estate. Finito il giro? Ripetere.
Il vaccino immunizza. Sarebbe a dire che funzionicchia, in compenso protegge così non vai in ospedale, e se proprio ci finisci non muori, benché qualche disgrazia qua e là possa capitare. Sì, qualche reazione avversa va messa in conto, e comunque quando si affacciano eventi indesiderati, nessuna correlazione. Oddio, qualche correlazione c’è, una miocardite benigna qua, una parestesia solare là: con questo freddo la sensazione di andare a fuoco, se affrontata col sorriso sulle labbra, può essere gradevole. In fondo, abbiamo avuto solo quattro morti, al massimo sedici, tutt’al più seicento otto. Sui vaccini ai bimbi siamo in una botte di ferro: dopo 2.000 test e 1.500 placebo, prevedono una reazione avversa (bambino morto, o dobbiamo chiamarlo “minore non accompagnato al servizio esequiale”?) ogni 50.000 punture. Abbiamo appena iniziato a sforacchiare i 5-12 che già si pensa agli 0-5 anni. E se l’omicron terrorizza, l’omega farà scempio dei cadaveri. E pensare che saggezza arcaica chiamava bonariamente la follia “dare i numeri”.
Il green pass garantisce di stare in mezzo a persone sane, ma non basta: bisogna rinforzarlo, aumentare le restrizioni per allentare le restrizioni. Così non saremo semplicemente garantiti – qualcuno ricorda cosa significa “garanzia”? – ma super garantiti. Pensa che ti ripensa, studia, ripassa e ripeti, ecco il super green pass, magari verde rinforzato, ma non subito. Una cosa, e una sola, è certa al di là di ogni ragionevole dubbio: i complottisti no-vax ci uccideranno tutti. Che poi questo esercito di sette milioni sbucato dal nulla il 6 agosto: sono pochi, anzi pochissimi, praticamente il Belgio. Quasi nessuno, ma con l’American Express Platinum: in quattro gatti, fanno perdere il 30% di fatturato ai commercianti mandando in fumo la ripresa resiliente. Anche il caro-bollette, la crisi delle materie prime e dei semiconduttori, o il fatto che spostare un container via mare costi il 400% in più è colpa loro. Malati di mente, ignoranti, fascisti, terroristi, negazionisti suicidi incapaci di atti d’amore. Devono pagarsi le cure e perdere il lavoro, speriamo di riaccoglierli in società dopo la puntura. Con società s’intende S.r.l., cos’avevate capito. E così si transita pacatamente dal milione di posti di lavoro in più di Berlusconi che tanto ha fatto ridere l’Italia, al meno sei milioni di lavoratori di Draghi che rinfranca lo spirito. Non si dica che non siamo in pieno boom.
A tre giorni dal varo del super green pass scattano controlli su decine di migliaia, forse centinaia di migliaia di super green pass falsi, o meglio autentici: sono le persone ad essere farlocche, perché nel frattempo i passaporti verdi sono finiti in blocco, Dio sa come visto che sono gestiti dal Ministero delle Finanze, su internet. E forse, ma dispiace molto, che dico molto: moltissimo, bisognerà richiudere tutto e tutti, e rimettere le mascherine all’aperto, possibilmente anche in casa. Meglio due mascherine, è più prudente. Anche in casa l’ho già detto?
Il dilettante consapevole a questo punto chiede prudentemente: non è che stiamo sbagliando tutto? E se stiamo sbagliando tutto, che senso ha la ripetizione ossessiva di misure che anche un tizio in coma giudicherebbe inefficaci? Churchill avrebbe detto: è come sollevare un secchio tenendoci i piedi dentro. Einstein, che ripetere lo stesso esperimento due volte attendendosi un risultato diverso è da stupidi.
Visto che del Padreterno non ci si può fidare (non ha il green pass) si prenda in considerazione il padre della scienza e del pensiero razionale, Aristotele: a differenza di Dio, lui è sicuramente morto. Si consideri il principio di non contraddizione, quello di identità e del terzo escluso.
È impossibile che una cosa sia e non sia allo stesso tempo.
A è A e non può essere non-A.
A o è B o non è B.
Ogni tanto spunta qualche volpone che strombazza di aver confutato il grande Stagirita, ma in 2.300 anni nessuno ce l’ha veramente fatta. Si prendano una decina di affermazioni a caso sulla pandemia – solo Scienza Ufficiale, quella che si trova su Corriere, Repubblica e qualche talk della RAI e La7 – e si sottopongano all’ordalia delle tre leggi aristoteliche. Quel che resta in piedi, è oro colato.
fonte: https://www.sabinopaciolla.com/baedeker-pandemico-se-dio-no-almeno-aristotele/
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