Carlo D'Asburgo
Nov 03, 2022di Benedetta De Mari e Silvana De Mari
Il giorno 21 ottobre ricordiamo il beato Carlo d’Asburgo. In un mondo sempre più gloriosamente e trionfalmente analfabeta, che sperpera i neuroni addetti alla memorizzazione per le canzoni di Fedez e le facce del Grande Fratello, quasi nessuno conosce Carlo D’Asburgo. Maggior fortuna ha avuto suo zio, Francesco Giuseppe, un po’ più nominato sui libri di storia, ma onestamente il fondamentale motivo della sua presenza nella mente di molti è che è stato disastrosamente immortalato in una imbarazzante fiction con Romy Schneider degli anni ’50 e da una ancora più imbarazzante serie televisiva in epoca attuale, più altre innumerevoli citazioni minori.
Elisabetta non rispettava le regole di corte, esponendosi quindi al rischio di un attentato: morirà assassinata. Il suo unico figlio maschio, Rodolfo , morì in circostanze misteriose e disastrose, in un lago di romanticismo isterico lasciando Francesco Giuseppe senza eredi. Il figlio del fratello, l’Arciduca Francesco Ferdinando, fu assassinato a Sarajevo e questo sprofondò il mondo nella prima Guerra Mondiale, con un effetto domino troppo strano per pensare sia stato un caso.
L’ultimo Imperatore d’Austria e Re Apostolico di Ungheria fu quindi Carlo I d’Asburgo-Lorena-Este, pronipote del più famoso Checco Beppe. Ne parlano Claudio Alberto Andreoli nel libro: Carlo e Zita d’Austria Ungheria. Due santi sul trono imperiale, e Flavio e Anna Maria Vizzuti in Carlo e Zita, l’ultima coppia imperiale.
Carlo e la sua sposa Zita di Borbone-Parma furono l’ultima coppia imperiale austriaca, per poco meno di due anni, tra il novembre del 1916 e lo stesso mese del 1918: anni bui per l’Austria e per il mondo intero, molte le difficoltà a cui Carlo e Zita resistettero, mantenendo la rotta nelle dure vicissitudini della Prima Guerra Mondiale.
La sua nascita nell’ agosto del 1887 non fece quasi notizia, tanto era basso nella linea di successione al trono. Purtroppo una serie di morti e di avversità avrebbero cambiato le sorti di quel piccolo Arciduca austriaco e del suo Impero; la circostanza che cambierà del tutto la sua vita sarà l’attentato di Sarajevo al successore al trono, l’Arciduca Francesco Ferdinando, il 28 giugno del 1914.
Gli altri successori al trono più avanti di lui erano morti tragicamente e per lo più in giovane età – un esempio per tutti Rodolfo, figlio dell’Imperatore Francesco Giuseppe – e con la morte di Francesco Ferdinando, Carlo diventa il primo successore al trono. Il 21 novembre 1916, alla morte dell’Imperatore che per ben 68 anni aveva guidato le sorti dell’Austria, Carlo I, suo malgrado, ne diventa l’erede e successore, in piena Guerra Mondiale, il cui casus belli viene convenzionalmente considerato proprio l’attentato a Francesco Ferdinando e alla moglie Sofia a Sarajevo.
Ben più profonde e nascoste nelle pieghe della massoneria, furono in realtà le cause dello scoppio della Prima Guerra Mondiale: ”la Massoneria aveva voluto la Grande Guerra, perché riteneva compito storico la dissoluzione dell’Impero Austro Ungarico, ossia l’ultima roccaforte in cui si alleavano trono e altare”, così ebbe a dire al congresso massonico di Torino nel 1988 lo Storico Aldo Mola. “Doppia quindi missione dell’Italia: annientamento del Papato e annientamento dell’Austria” si legge a pag. 544 della rivista Civiltà Cattolica del 7 settembre .
Di fatto Carlo già affiancava lo stanco e invecchiato prozio imperatore nel corso della guerra e, chiamato a condurre diversi interventi militari, si distinse sempre per il suo comportamento coraggioso e leale tanto che la sua notorietà sui campi di battaglia era strettamente legata alle sue convinzioni morali più che militari e strategiche, convinzioni che erano naturalmente cristiane, cattoliche, apostoliche al punto da ordinare ai suoi generali di “garantire che i feriti venissero assistiti il prima possibile…e proibire furti, saccheggi e distruzioni dolose”.
Coinvolto suo malgrado in una guerra che lui ritiene amorale, insite per un comportamento dei suoi uomini e suo che sia fortemente morale e cristiano e rimane sempre saldamente impegnato nel cercare di raggiungere la pace, confortando e provvedendo alle difficoltà del suo popolo arrivando addirittura a concedere un’amnistia generale. La sua opera civile sarà sempre caritatevole nei confronti del popolo e anche dei suoi nemici: è il primo governante al mondo a introdurre un Ministero per gli Affari Sociali, con l’incarico di occuparsi dell’ assistenza alle vedove, ai mutilati di guerra, ai giovani e agli orfani.
Carlo è uomo di profonda fede che, in ogni provvedimento intrapreso e in ogni azione di governo o comando, invoca Dio. E’ un vero soldato cristiano e monarca cattolico. A Feltre, cittadina del bellunese in cui Carlo soggiornò brevemente anche durante il suo viaggio di nozze nel 1911, prese la decisione, nel novembre del 1917, di impedire in Italia una rivoluzione marxista: anche per l’Italia infatti era previsto un treno carico di sovversivi da Zurigo, pronti a far scoppiare l’insurrezione, sull’esempio di quella di San Pietroburgo. In quest’occasione la Piazza Maggiore fu intitolata Karl Platz, come la passeggiata attorno alle mura, nel 1911, venne intitolata Zita Promenade.
Decisione militarmente incomprensibile, ma perfettamente coerente con la cristianità apostolica di Carlo. L’Asburgo aveva perso la guerra, ma aveva salvato la faccia, preferendo la libertà dei popoli, la salvezza dei suoi sudditi e soldati, la sopravvivenza della Chiesa in Italia. La guerra era stata logorante, ma nel novembre del 1918 è finalmente finita e con essa l’Impero Asburgico.
L’Imperatore è invitato ad abdicare e, al suo netto rifiuto in quanto la sua corona è un pegno datogli da Dio, viene costretto a ritirarsi ad Eckartsau, suo castello di caccia: per il governo socialista Carlo è un pericolo e verrà in seguito esiliato in Svizzera. Per due volte Carlo, sollecitato dai sudditi ungheresi, tenterà di ritornare e riprendersi il trono. Ma non ci riuscirà, tradito dal suo stesso reggente, l’ammiraglio Horthy. Carlo e la moglie Zita vengono definitivamente esiliati sull’ Isola di Madera: termina così l’epopea dell’ultimo monarca cattolico, dell’ultimo re Apostolico. A Madera, dopo il ricongiungimento coi figli, la coppia imperiale vivrà in povertà e dopo poco tempo Carlo si ammalerà di polmonite e tra le braccia della sua Zita lascerà la vita terrena nella tarda mattinata del 1 aprile del 1922 tenendo tra le mani il crocifisso e invocando la santa volontà di Dio e la venuta di Gesù. Morirà sussurrando il nome del figlio di Dio. A soli 34 anni muore l’Imperatore della pace, marito e padre di fede profonda.
I libri di scuola, se lo ricordano, lo ricordano brevemente dimenticandone per lo più i tratti di uomo di pace, di profonda spiritualità e di Re Apostolico. Ci viene insegnato che la democrazia non è perfetta, ma è la miglior forma di governo ad oggi conosciuta. In realtà dal ballottaggio Gesù/Barabba, è meglio non farsi troppe illusioni sulle democrazie. Un re lascia poi il regno in eredità a suo figlio; è verosimile che si dia da fare per il bene comune. Un eletto deve dar conto agli elettori per quattro anni oppure otto: quello che lascia in eredità ai figli è il conto in banca: la corruzione è più facile.
Ancora una volta dimentichiamo l’insegnamento della storia, l’esempio di Carlo I d’Asburgo, Imperatore d’Austria e Re Apostolico di Ungheria: migliore di tante sedicenti democrazie contemporanee è stata senza ombra di dubbio la monarchia cattolica di Carlo I e dell’Imperatrice Zita; un esempio da onorare e imitare.
Nell’ottobre del 2004 Papa Giovanni Paolo II farà salire agli onori dell’altare Carlo I con il titolo di Beatus, la cui memoria liturgica è il 21ottobre, giorno del suo matrimonio con Zita, proclamata Serva di Dio. Ricordiamoli con una preghiera: “Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis. Requiescant in pace. Amen” Che la luce risplenda su di loro e su tutti i morti della Prima guerra mondiale, e delle innumerevoli guerre e innumerevoli pogrom sbocciati sulle macerie della prima Guerra Mondiale come fiori malefici fino all’orrore della seconda Guerra Mondiale, per continuare con la guerra della ex Jugoslavia, e con la tragedia attuale dell’Ucraina.
Senza il crollo dell’Impero Austro ungarico tutto questo fiume di fango e sangue non sarebbe stato possibile. Onore all’ultimo imperatore. Se fosse stato lui al comando nel 1914 il mondo sarebbe un posto migliore. Ci lascia il ricordo di cose magnifiche, la fede, l’amore coniugale, la fedeltà, la lealtà, che ora sembrano perse, ma potrebbero forse rinascere. Di Carlo e Zita in vita ci resta una foto: entrambi inginocchiati nel fango durante una messa di campo al momento della Consacrazione.
Benedetta De Mari e Silvana De Mari
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