CHI LASCIA LA VIA VECCHIA PER LA NUOVA SA QUELLO CHE LASCIA, MA NON SA QUELLO CHE TROVA.
Aug 01, 2024di Silvana De Mari
Tutto il progressismo è basato sulla teoria, tutto sommato infantile e ingenua, che il successivo sia sempre migliore del precedente. Ci sono stati due autori, considerati comici, che hanno messo dolorosamente a fuoco come l’avanzata può anche essere verso il disastro, e sono Guareschi e Villaggio. Sono due figure simmetriche. Il primo profondamente cattolico, il secondo ateo, entrambi con uno spettacolare senso dell’umorismo grazie al quale le loro analisi antropologiche sono diventate narrazioni formidabili. Sia Guareschi che Villaggio hanno modificato il linguaggio. Don Camillo, Peppone sono archetipi, fantozziano è un aggettivo. Profondamente cattolico, profondamente convinto come ogni persona di elementare buon senso della profonda bontà di un mondo piccolo basato sulla famiglia, sulla terra, le vacche, l’alternanza delle stagioni, Guareschi è stato uno scrittore straordinario. Il primo libro è del ‘48. Il primo film è del ‘52. Il regista era francese in quanto tutti i registi italiani rifiutarono. I film di Don Camillo ebbero un regista francese perché di registi italiani disposti a filmare una così plateale difesa degli odiati valori della tradizione, una beffa così aperta a chi considerava Stalin un paladino dell’umanità, non se ne trovò nemmeno uno. Fortunatamente francese anche l’attore principale, Fernandel, perché è stato assolutamente perfetto. Guareschi mi permise di innamorarmi di Parma, dove vivevo, del fiume, della nebbia, del caldo insopportabile, del freddo porco, della facciata del duomo, della sagoma del battistero che uscivano dalla nebbia a novembre, splendevano di luce a maggio sotto nuvole di rondini. Don Camillo che parlava col Cristo crocefisso è uno dei personaggi più struggenti della cinematografia mondiale. Guareschi descrive un mondo fatto di uomini, donne, sole infuocato e freddo porco, zanzare, filari e vacche. Era un mondo fatto di fatica (tanta), sudore, dolore (tanto) e gioie, poche ma totali. La guerra, il campo, il mitra, il bambino, e, su tutto, il suono delle campane che aleggia sulle acque del l’inondazione come lo Spirito di Dio ha aleggiato su quelle della Genesi. Un mondo condannato a morte che morirà ucciso dalla televisione e dai centri commerciali, con l’ultimo colpo di grazia dato dalla UE con le quote latte che ha ucciso le vacche e il mondo cui appartenevano. Poi sono arrivati il folle consumo di cannabis e simili, la crisi economica, la sicurezza sempre più impalpabile, le frontiere annientate, i maschi che dichiarano di essere fanciulle. Raggrumati su una natalità miserabile, ci avviamo a un’estinzione miserabile.
Anche Villaggio intuisce che tutto quello che sta distruggendo il mondo piccolo di Guareschi, la macchina, le ferie, lo sport fatto con Filini, l’adulterio con la signorina Silvani, lo snobismo e la cafonaggine, i grandi doni della società dei consumi, siano in realtà l’inferno. Fantozzi è ateo, non ama Dio e non ama nessuno, nemmeno la figlia, meno che mai la moglie. Ha tredici mensilità, un’auto e una casa, una moglie che, incredibilmente lo ama, una figlia sana, e vive nello scontento, in una insoddisfazione livida. Il suo mondo è un mondo senza vita: non c’è più il caldo e il freddo del mondo piccolo, certo, ma è un mondo vuoto. E questi erano ancora i tempi d’oro. Poi è arrivata l’elettronica, è una cosa apparentemente meravigliosa ma in realtà un’altra dannazione: il motore della mia lavatrice funziona perfettamente, ma la lavatrice non lava un accidente perché è successo qualcosa a una cosa che si chiama “la scheda”. Le mie prime lavatrici avevano solamente un pulsante di accensione e si fermavano solo se si era rotto il motore. Mi è capitato di crepare del freddo in una casa di vacanza non essendo riuscita a capire come accendere il riscaldamento, che peraltro funzionava benissimo. Le mie prime caldaie avevano solamente un pulsante d’accensione e non era possibile non essere capaci di accenderle. L’informatica ha dannatamente complicato l’elettronica e ha reso possibile la dittatura del controllo, una dittatura apparentemente piacevole, o comunque basata sulla produzione di dopamina, la piccola scarica di dopamina quando abbiamo il cellulare in mano, in realtà in grado di cancellare ogni traccia di piacere dalla nostra vita al di fuori dello schermo.
La pandemia covid è stato il più grande episodio di dittatura totale attraverso il controllo informatico. Grazie ai surrogati di piacere forniti dal porno e dalle serie televisive è stato possibile rinchiudere agli arresti domiciliari la popolazione senza scatenare rivolte. Adesso andiamo verso un altro progresso, l’intelligenza artificiale. Ne parla nel libro ”Imperativo tecnologico – La sfida etica dell’Intelligenza Artificiale” il medico e scrittore, Paolo Gulisano. Klaus Schwab, fondatore e direttore esecutivo del Forum economico mondiale, più noto come forum di Davos, ha affermato “Che piaccia o no, L’Intelligenza Artificiale è destinata a cambiare il mondo”. Data la premessa, Schwab sembra rendersi conto degli interrogativi e delle resistenze a questo cambiamento che tuttavia egli sostiene si debba realizzare comunque. Circa un migliaio di esperti di tecnologia IA, tra cui Elon Musk, hanno firmato una lettera aperta per chiedere di sospendere per almeno sei mesi i sistemi più potenti di GPT-4, modelli che vengono addestrati all’apprendimento in una struttura che imita l’architettura neurale del cervello, in modo da definire protocolli di sicurezza comuni. Nel 2014, anche Stephen Hawking aveva messo in guardia circa i pericoli dell’IA reputandola un pericolo per la sopravvivenza dell’umanità. Perché è così importante per gli esponenti del forum di Davos e per i loro sostenitori procedere il più velocemente possibile alla realizzazione dell’Intelligenza artificiale? A questo e a molti altri interrogativi, risponde l’opera di Paolo Gulisano “Imperativo tecnologico – La sfida etica dell’Intelligenza Artificiale”. L’Autore ripercorre le tappe che hanno portato allo sviluppo di questa tecnologia e alla nascita della Quarta Rivoluzione Industriale. “Non avrai nulla e sarai felice” è il manifesto dell’Agenda 2030, il programma per un mondo più ecocompatibile, ma per essere felici senza poter possedere nemmeno l’auto o la casa, dipendendo totalmente da sussidi esterni, sarà necessario rifugiarsi nei paradisi artificiali creati dalla tecnologia. L’Intelligenza artificiale è una materia nuova, eppure è essenziale conoscere la sua storia, per questo Paolo Gulisano va indietro nel tempo alla scoperta delle sue origini. Dalle prime macchine meccaniche in grado di eseguire calcoli matematici, ai cosiddetti “automi” del 1700, fino ai moderni computer. L’Autore mostra come la narrativa di anticipazione, la fantascienza, sia diventata realtà. Gli scrittori che si sono occupati di fantascienza avevano spesso un preciso orientamento politico. Come nel caso di H.G. Wells, autore del romanzo di fantascienza La guerra dei mondi, membro della Fabian Society, il movimento di tipo socialista inglese che proponeva una trasformazione lenta e progressiva della società, seguace dello scientismo e del darwinismo e propugnatore di un Governo Unico Mondiale. Wells afferma in modo chiaro che questo “ideale” ha come presupposto il controllo della popolazione. Il medesimo ideale maltusiano che ritroviamo nel romanzo Il mondo nuovo di Aldous Huxley, pubblicato nel 1932 in cui un potere unico e pervasivo controlla gli individui dalla nascita alla morte con la seduzione di un mondo mellifluo creato dal Soma, un allucinogeno che è possibile consumare liberamente, dalla sessualità esercitata senza limitazioni e dall’utilizzo martellante dello spettacolo e dei media. Gli inquietanti accenni profetici non sono casuali: Aldous era nipote di Thomas Huxley, presidente della Royal Society e a capo dell’XClub che aveva lo scopo di diffondere le teorie di Darwin nella società britannica. Il fratello di Aldous, Julian Sorel Huxley, darwinista convinto, neomalthusiano e sostenitore dell’eugenetica, fu co-fondatore dell’UNESCO. Paolo Gulisano prende in esame i campi di applicazione dell’Intelligenza Artificiale, soprattutto l’ambito sanitario ponendo l’accento sul ruolo da “automi” che hanno avuto molti medici durante la gestione della pandemia. Particolarmente interessante il dibattito sugli aspetti filosofici, etici e religiosi dell’utilizzo delle tecnoscienze presentate dai nuovi demiurghi come garanzia di benessere e felicità per l’uomo, che Dio ha fatto fragile e mortale e dunque va corretto dallo scienziato, il nuovo creatore.
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