Chi semina vento raccoglie tempesta
Nov 17, 2022di Silvana De Mari
Quia ventum seminabunt, et turbinem mentem. E poiché hanno seminato vento, raccoglieranno tempesta, ci ricorda il profeta Osea, nel libro della Bibbia a lui dedicato: gli ebrei si erano allontanati da Dio e avevano violato la Legge. Il profeta Osea ha spiegato come chi interrompe la sua relazione con Dio, agita il vento che disperde l’amore l’obbedienza, vedrà il suo vento moltiplicato, si alzeranno tempeste ad abbattere gli idoli malamente alzati, ad annientare i tempi e i templi blasfemi.
Se anche siete rigidamente non credenti, la frase funziona lo stesso. L’essere umano è fondamentalmente feroce. Aprite a caso un libro di storia e troverete conferma di questa affermazione. La teoria del buon selvaggio di Rousseau è una delle più colossali fesserie che abbiano mai visto la luce in campo filosofico. L’etica e l’educazione sono un evento dannatamente faticoso, bisogna creare i riflessi condizionati e non sgarrare mai. Nel momento in cui noi stessi facciamo saltare la nostra faticosa etica, e la nostra ancora più faticosa educazione, anche gli altri se ne libereranno, e la ferocia esploderà come non mai.
Dovendo fare una top ten del vento che raccoglie tempesta, il primo posto spetta al nazismo. Nel 1940 Hitler aveva vinto la guerra. La guerra lampo era stata un’ idea geniale. Il famoso discorso di Churchill, dopo la disfatta di Dunkerque, dove lui ripete le parole noi combatteremo e noi non ci arrenderemo mai in effetti è il discorso di una nazione sconfitta che continuerà a combattere grazie al fatto di essere una nazione enorme. Hitler però era un consumatore cronico di metaanfetamine, cui si sono aggiunte cocaina ed eroina: scivola sempre di più verso la follia. Dichiarare guerra all’Unione Sovietica e agli Stati Uniti è stato un suicidio. L’operazione Barbarossa, l’attacco all’Unione Sovietica comincia a giugno, troppo tardi, due mesi di bel tempo sono stati persi, ed è particolarmente feroce contro i civili.
La Germania attacca l’Unione Sovietica, suo ex alleato, e questo irrita sempre molto. Meglio non cominciare con una vigliaccata una guerra che può essere persa. L’Unione Sovietica inoltre era il fornitore di materie prime della Germania, che ne resta priva. L’Unione Sovietica ha un esercito molto scadente: i generali e gli ufficiali sono in Siberia per la paranoia di Stalin. Stalin si fida di Hitler, non crede veramente all’attacco, il suo esercito non è pronto. L’armata Rossa combatte all’inizio male. I tedeschi fanno milioni prigionieri e avanzano come nel burro. Sottovalutano le capacità dell’industria bellica nemica, si illudono di avere la vittoria in pugno e seminano crudeltà e quindi odio.
Hitler è talmente certo di vincere la guerra lampo in Unione Sovietica che ha inviate le sue truppe senza le divise invernali, divise che erano comunque insufficienti a contrastare l’inverno russo. Particolarmente disastrose le calzature: gli scarponi chiodati hanno i chiodi, parti metalliche che non isolano, anzi, trasmettono la temperatura, portano all’interno delle calzature il gelo esterno.
La guerra lampo in Unione Sovietica non funzionò: per poter fare la guerra lampo occorrono le strade, perché i carri armati sulle strade viaggiano veloci. In Unione Sovietica prima del generale inverno c’è stato il caporale autunno: tutto è diventato una landa di fango. I panzer si sono impantanati e con loro i sogni di gloria del Reich. Hitler aveva cominciato per primo con i bombardamenti su civili.
Hitler comunicò ai suoi uomini l’ordine di non avere nessuna pietà, e nessuno correttezza con i civili. Tutti, inclusi donne e bambini, dovevano essere considerati bolscevichi, cioè nemici. La crudeltà contro i civili fu notevole. Alla crudeltà volontaria si aggiunse quella, come dire, involontaria o comunque di necessità. I soldati tedeschi non avevano calzature e abbigliamento corretti: voleva dire congelamento dei piedi e morte per assideramento. Rubavano ai civili vestiario e calzature, i famosi stivali di feltro che, quelli sì, proteggevano contro l’inverno sovietico. Una persona lasciata in mutande o poco più in mezzo alla strada con venti sottozero è una persona uccisa.
I civili furono depredati di tutto, del vestiario al cibo. Al minimo sospetto di una qualche connivenza con gli onnipresenti partigiani, i villaggi venivano bruciati. Se il villaggio è in mezzo alla steppa e ci sono almeno venti gradi sottozero, non sopravvivrà nessuno. Le persone moriranno di freddo. Stalingrado fu distrutta da un bombardamento feroce che massacrò un enorme quantitativo di civili e che ridusse tutto in macerie.
La potenza dei tedeschi sono i carri armati. Dove ci sono macerie i carri armati non passano, in compenso piccoli gruppi di soldati possono diventare micidiali. Quando finalmente a Stalingrado i tedeschi si arresero circa 100.000 soldati uscirono fuori dalle rovine: scheletrici, cenciosi, mangiati vivi da uno spaventoso numero di pidocchi, grigi, spaventosamente simili ai deportati dei lager. Il generale sovietico mostrò la città distrutta e profetizzò che così, distrutta, in fumo, sarebbe stata Berlino.
La ferocia dei sovietici contro i cittadini tedeschi fu scatenata da collera e vendetta, una durissima vendetta per tutto quello che l’Unione Sovietica aveva subito: le violenze dei tedeschi, certo, le violenze di Stalin, anche. Un enorme numero di soldati sovietici sono morti fucilati dai loro stessi compagni. A Stalingrado i soldati sovietici fucilati in quanto non avevano eseguito gli ordini, ordini che potevano essere deliranti, tipo quello di correre verso le mitragliatrici come i soldati della prima guerra mondiale, sono 25.000:una divisione. I sovietici si riempirono di furia vedendo la ricchezza dei tedeschi.
Ogni famiglia tedesca disponeva di una casa, di una cucina tutta per lei, di un bagno tutto per lei. I sovietici vivevano ammonticchiati, diverse famiglie nella stessa casa, diverse famiglie nella stessa stanza. La guerra li aveva resi ancora più miserabili. Ognuno di loro aveva perso almeno un familiare. A Leningrado un milione di civili era perito nell’assedio Perché persone che disponevano di due servizi di piatti, uno per il quotidiano che l’altro per le feste, erano venuti a depredare loro? La ferocia si espresse con gli stupri e con gli incendi, che venivano applicati da soldati ubriachi o semplicemente furiosi.
Particolarmente tragica fu la sorte della piccola città di Demmin. La città non aveva alcuna posizione strategica ed era stata risparmiata dai bombardamenti. Gli abitanti avevano conosciuto la guerra solamente tramite il racconto di altri. Quando arrivarono i sovietici trovarono una città deliziosa, sovrastata dalla bella chiesa di San Bartolomeo, ridente e ricca, piena di case piene di soprammobili, tazze, tazzine e teiere, nulla che si fosse mai sbreccato per una bomba o una colpo di artiglieria. La città ebbe due tragici record: incendi applicati volontariamente dai sovietici e suicidi di tedeschi. La ferocia dei sovietici fu inaudita. La follia dei tedeschi anche.
Sono innumerevoli le famiglie tedesche che, all’arrivo dei sovietici, organizzarono suicidi di massa, il padre uccide la moglie e i figli e poi si suicida. Se il padre non c’è, la mamma uccide i bambini prima di suicidarsi: un suicidio come quello della famiglia Goebbels, come l’orco nella fiaba di Pollicino: chi uccide i bambini degli altri prima o poi uccide anche i propri. Chi semina vento raccoglie tempesta. Chi viola la legge ne risponderà.
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