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Declino Cognitivo, Alzheimer. Nuovo Studio del QJM Denuncia Possibili Legami col Siero Anti-C*vid.

dereinzige marco tosatti stilum curiae Jun 26, 2024

di Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo, pubblicato su Telegram dal canale DerEinzige, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e condivisione.

IL “VACCINO” COVID PUÒ CAUSARE L’ALZHEIMER E IL MILD COGNITIVE IMPAIRMENT

Lo studio a cui farò riferimento è questo.

1) DISEGNO SPERIMENTALE

La ricerca confronta l’incidenza di Alzheimer nel 2020 con quella del 2021 in Corea del Sud, e sono stati selezionati solo coloro che hanno fatto almeno 2 dosi (519330 vaccinati confrontati con 38687 non vaccinati).

Le analisi che sono state condotte per verificare l’associazione tra veleno sperimentale e Alzheimer o Mild cognitive impairment sono state la regressione logistica multivariabile e la regressione di Cox. I partecipanti sono stati divisi in base al tipo di veleno inoculato, dividendo quelli che hanno ricevuto il veleno a mRNA (Pfizer, Moderna) da quelli che hanno ricevuto il veleno a vettore virale (J&J, Astrazeneca), un gruppo a parte era costituito da coloro che hanno ricevuto la vaccinazione eterologa.

2) RISULTATI Il rischio dopo 3 mesi dalla seconda dose di mild cognitive impairment è aumentato per ogni tipo di vaccino somministrato, mentre per l’Alzheimer solo con quelli a mRNA. Per Pfizer e Moderna, i vaccinati avevano un rischio di 2.377 volte in più di sviluppare il mild cognitive impairment 95% (CI 1.845-3.064; p<0.001) e di 1.225 volte il rischio di sviluppare l’Alzheimer (CI: 1.025-1.464; p=0.026). Per quanto riguarda i vaccini a vettore virale, il rischio è di 1.763 volte (CI: 1.348-2.306; p<0.001), mentre per la vaccinazione eterologa 2.114 volte (CI: 1.267-3.525; p=0.004). Gli autori notano che data l’associazione temporale tra somministrazione delle dosi e diagnosi è possibile stabilire un legame con la vaccinazione. Come spiegazione tirano in ballo il frameshifting ribosomiale di cui ho parlato qui, la tempesta di citochine e la possibilità di un’interazione tra la proteina Spike e le placche di beta-amiloide già presenti, andando ad esacerbare un processo già in atto.

3) LA VERA CAUSA Queste spiegazioni sono carenti e insufficienti, perché nonostante lo studio sia molto recente, non tengono conto degli studi che mostrano che la spike può comportarsi come una proteina prionica. Infatti è stato dimostrato in questo studio che la spike ingegnerizzata dei vaccini si comporta in modo totalmente diverso rispetto a quella naturale, la subunità S1 tende a staccarsi, oltrepassare la barriera ematoencefalica e le quadruple di guanine le fanno assumere una struttura prionica. Questo perché la spike vaccinale è stata ingegnerizzata tramite la tecnica dell’ottimizzazione dei codoni, in modo da aumentare la quantità di trascritto all’interno della cellula, questo studio mostra ad esempio che la quantità di guanine-citosine presente nell’mRNA del vaccino Pfizer è del 53%, mentre quello originale è del 36%. La proteina prionica umana ha nella sua sequenza genetica molte quadruple di guanine, e quello che succede è che la proteina prionica si lega al suo stesso mRNA proprio alle quadruple di guanine, ciò ne destabilizza la struttura e porta alla sua configurazione anomala. Per quanto riguarda l’Alzheimer, invece, esiste un modello spiegato in questo studio nella figura 4, dove le quadruple di guanina possono aumentare la produzione della beta-amiloide, regolando l’espressione del gene APP: una quadrupla di guanine in 3′-UTR dell’mRNA che serve per sintetizzare il gene APP ne regola negativamente la trascrizione, mentre una quadrupla di guanine nella regione codificante dell’mRNA di BACE1 favorisce la proteolisi di APP e l’aumento della beta-amiloide, che è la proteina che causa l’Alzheimer. La quadrupla di guanine contenuta all’interno di 5′-UTR dell’mRNA di ADAM10 regola negativamente la produzione dell’attività dell’ADAM10 α-secretasi, sopprimendo la scissione di APP e contribuendo alla produzione di beta-amiloide.

CONCLUSIONI Il veleno sperimentale sta davvero causando dei deficit cognitivi in coloro che lo hanno assunto (1, 2, 3), e ci sono studi che indicano anche la presenza di diversi disturbi psichiatrici (1, 2) nei vaccinati, mostrando che il veleno sperimentale ha contribuito ad erodere le loro menti.

Questa è la traduzione dell’abstract dello studio:
Premessa
Le sfide della pandemia COVID-19 si estendono alle preoccupazioni sugli effetti collaterali del vaccino, in particolare sui potenziali legami con malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer (AD).

Obiettivo
Questo studio analizza l’associazione tra la vaccinazione COVID-19 e l’insorgenza dell’AD e del suo stato prodromico, il decadimento cognitivo lieve (MCI).

Disegno
È stato condotto uno studio di coorte retrospettivo su scala nazionale, utilizzando i dati del Servizio nazionale coreano di assicurazione sanitaria.

Metodi
Lo studio, condotto a Seoul, Corea del Sud, ha analizzato i dati di un campione casuale del 50% dei residenti in città di età pari o superiore a 65 anni, per un totale di 558.017 individui. I partecipanti sono stati suddivisi in gruppi vaccinati e non vaccinati, con vaccinazioni che includevano vaccini a mRNA e cDNA. Lo studio si è concentrato sull’incidenza di AD e MCI dopo la vaccinazione, identificata tramite codici ICD-10, utilizzando analisi di regressione logistica e di Cox multivariabili. I pazienti con demenza vascolare o malattia di Parkinson sono stati utilizzati come controlli.

Risultati
I risultati hanno mostrato un aumento dell’incidenza di MCI e AD nei soggetti vaccinati, in particolare in quelli che hanno ricevuto il vaccino a mRNA, entro tre mesi dalla vaccinazione. Il gruppo vaccino mRNA ha mostrato un’incidenza significativamente più alta di AD (Odds Ratio [OR]: 1,225; 95% Intervallo di Confidenza [CI]: 1,025-1,464; p = 0,026) e MCI (OR: 2,377; CI: 1,845-3,064; p < 0,001) rispetto al gruppo non vaccinato. Non è stata trovata alcuna relazione significativa con la demenza vascolare o il morbo di Parkinson.

Conclusioni
Le prove preliminari suggeriscono un potenziale legame tra la vaccinazione COVID-19, in particolare i vaccini a mRNA, e l’aumento dell’incidenza di AD e MCI. Ciò sottolinea la necessità di ulteriori ricerche per chiarire la relazione tra le risposte immunitarie indotte dai vaccini e i processi neurodegenerativi, auspicando un monitoraggio continuo e un’indagine sugli impatti neurologici a lungo termine dei vaccini.

FONTE : STILUM CURIAE

 

 

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