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Eppure basterebbe così poco

rachele sagramoso sanità Sep 12, 2024

di Rachele Sagramoso


Ho amici medici di diverse specializzazioni, un paio dei quali sono stati primari. Ho colleghe ostetriche fantastiche che riescono a mantenere un percorso Salutogenico anche durante le assistenze a travagli e nascite complicate. Amiche ed amici infermieri sono persone motivate, professionali, informate e di un'umanità solo da ammirare.
Inoltre, visto che mio marito è volontario sull'ambulanza da quando aveva 18 anni (anche meno, dato come andavano le cose decenni fa), sono assolutamente convinta di come ogni giorno medici e infermieri di Pronto Soccorso e del servizio di Emergenza Urgenza salvino concretamente vite umane con sprezzo del pericolo e mettendo spesso a repentaglio la loro sicurezza personale (soprattutto chi lavora sulla strada e nei disastri ambientali). Non passa giorno che io non riceva racconti di volontari (che sono sempre meno), medici e infermieri che intervengono non solo sul paziente, ma sulla sua famiglia, ascoltando accogliento, abbracciando e sostenendo tragedie che accadono ogni giorno.

Tuttavia sono stata spettatrice anche di casi di malasanità piuttosto gravi e quello che fa di un errore medico (diagnostico, chirurgico, infermieristico eccetera) un dramma è il modo in cui tanti operatori sanitari si relazionano con pazienti e utenti, e viceversa. Quindi il dramma non sta solo nel fatto concreto in sé, ma nella mancata relazione che talvolta si basa su semplice e drammatica maleducazione. Se da una parte ci sono operatori sanitari spocchiosi, aggressivi, arroganti e prepotenti, questo vale anche per pazienti, parenti di pazienti e utenti. Quello che contribuisce attivamente a mar ingrassare il carrozzone della Medicina Difensiva, inoltre, è la pretesa di essere al di sopra di Dio. Lo scientismo ha fatto credere che ogni situazione collegata al funzionamento umano sia misurabile, correggibile, sanabile seguendo protocolli e linee guida, ma non è così. Non è possibile.

Quando ci sono ostetriche che sottopongono a episiotomie delle partorienti perché in questo modo allieve e specializzande possono imparare a ricucire il perineo; quando ci sono medici che invece che intervenire su travagli di parto che stanno evolvendo verso la tragedia, se ne stanno bel belli chiusi in stanzette ad accoppiarsi come opossum; quando ci sono operatori che buttano i parenti fuori dalla stanza da letto dove una paziente sta morendo perché costoro non vedano che il carrello delle emergenze è vuoto; quando l'infermiera di notte si scorda il glucosio in un paziente ipoglicemico perché impegnata a farsi i fatti propri, il problema non è malasanità propriamente detta, ma assoluta impreparazione umana, maleducazione e grave deficit sulle relazioni umane.
E questo vale in tutti gli ambiti, anche in quello educativo-scolastico dove alla luce di tanti docenti ottimi, ci sono persone che nella vita tutto dovrebbero fare ma non avere relazioni con persone al di sotto dei 18 anni di età, e invece lavorano ad asili nido, scuole dell'infanzia eccetera.

Il daspo per i parenti delle vittime di malasanità (perché di questo talvolta si tratta) come altre prese di posizione autoritarie e dittatoriali (i mariti/compagni delle partorienti fuori dalle sale parto, per esempio) fanno parte solo di un mondo verso il quale stiamo andando: un mondo fatto di odio, repulsione, discriminazione, prepotenza, prese di posizione ideologiche e violenza concreta.
Eppure basterebbe così poco. Per esempio sarebbe dirimente la motivazione per la quale un operatore sanitario/educativo desidera operare in un certo ambito. Una volta poteva essere la vocazione, adesso non più: ci vuole professionalità, e questa dipende anche dall'equilibrio mentale di una persona. Quest'ultimo spesso è un miraggio perchè il lavoro (tempi, modi, responsabilità, remunerazione) ha perso di contatto con la fisiologia dell'essere umano.
Non possiamo più smettere di guardare verso un lato dell'umanità che sta perdendo, dopo aver messo da parte l'umiltà verso l'impotenza umana ontologica a ogni creatura, anche quel briciolo di umanità che caratterizzerebbe l'essere umano tanto da diversificarsi dall'animale. Non si uccidono i fragili, non si sopprimono i bambini, non si abbandonano i malati, non si rinchiudono i vecchi: sarebbe molto semplice se si tentasse di ricordare che polvere siamo e polvere ritorneremo. La Pedagogia Nera (sempre quella) ci ha fatto credere che durezza, freddezza, chiusura, obbligatorietà e manipolazione, fossero mezzi di correzione leciti. In realtà quelli sono solo i metodi coercitivi di chi è impotente e pavido.
Il coraggio sta nell'accoglienza, nell'umiliarsi per essere umili, nell'accettare il proprio limite, nel chiedere perdono e nell'accordare misericordia. Inoltre la chiave sta nel tornare verso il rispetto della fisiologia: tempi, modi, relazioni e legami affettivi, debbono godere di una vita che faccia venir voglia a tutte le persone in grado di lavorare di farlo con gioia e a tutte le persone in vita di godere della cura del prossimo.

 

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