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I figli uccisi nel grembo materno contano zero

aborto corrispondenza romana mauro faverzani Oct 12, 2023

di Mauro Faverzani

I “diritti” (presunti)? Solo quelli delle donne. I figli ammazzati nel grembo materno? Contano zero. È questo, in sintesi, il messaggio urlato lo scorso 7 ottobre ad Assier, nel Dipartimento di Lot, in Francia, nel corso di una manifestazione, «Fest’IVG», che ha mantenuto nei contenuti, nonostante le scarse presenze, le proprie lugubri promesse, rivelandosi l’apoteosi dell’ideologia di morte oggi imperante a livello sociale, politico, morale. L’evento, promosso dall’associazione Planning Familial, è stato organizzato davanti al municipio di Assier. L’obiettivo era e resta quello di costituire una sorta di fondo centrale con cui finanziare trasferte all’estero (in particolare, in Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi) per garantire gli aborti oltre termine. Il che, in Francia, è illegale. La normativa vigente, infatti, introdotta nel marzo 2022, fissa alla 14ma settimana di gravidanza il limite ultimo, oltre il quale non è più possibile abortire.

«La mia bella parrocchia infangata dai mercanti di morte!», che invocano «il delirio della pianificazione familiare», ha commentato il parroco, Don Guillaume Soury-Lavergne. In effetti, è grave che un’organizzazione come Planning Familial, che peraltro riceve soldi pubblici dallo Stato, li utilizzi per trasgredirne o by-passarne le norme. Specie in un contesto come quello francese, che, calcolati i danni dell’inverno demografico, pare avere di tanto in tanto un rigurgito di buon senso, al punto da indurre il ministro della Solidarietà e della Famiglia, Aurore Bergé, a dichiarare lo scorso 6 ottobre, durante un’intervista a CNews: «Dobbiamo cambiare la politica francese ed incoraggiare la natalità». Il che non si fa certo inneggiando all’aborto…

Gli ultimi dati, del resto, indicano un tasso di natalità, in Francia, ancora in caduta libera. Nel primo semestre di quest’anno sono nati 25 mila bambini in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. L’allora ministro della Sanità Simone Veil, convinta promotrice della legge sull’aborto, non esitò, ciò nonostante, davanti all’Assemblea nazionale, il 26 novembre 1974, ad ammonire: «Nessuna donna è felice di abortire – disse – È sempre una tragedia e rimarrà sempre una tragedia». Canzonare dunque un gesto di tale gravità, cantando, ballando e leggendo testi dal titolo «Ivg mon amour», come è avvenuto alla kermesse di Assier, indica una totale dissociazione delle menti e dei cuori rispetto alla realtà, denuncia un’impressionante ed indecente forma di vuoto nichilismo, evidenzia un totale deserto di valori ed un’assenza di umanità.

Pochi, grazie a Dio, i partecipanti alla tetra kermesse pro-choice: circa trecento, secondo gli organizzatori, conto già sconfessato però dal quotidiano di riferimento della Sinistra francese, Libération, che, in realtà, non ne ha contati più di un centinaio, peraltro fermi ancora a vecchi slogan del femminismo sessantottino quali «Il mio corpo, la mia scelta» e «Molla il mio utero». Un numero tutto sommato contenuto, dunque, tuttavia da non sottovalutare, in quanto costituito da attivisti certo non disposti a darsi per vinti. La manifestazione si è svolta senza contestazioni e questo è stato interpretato dai promotori come una sorta di “vittoria” sui «cattolici» e sull’«estrema destra», strano binomio inventato dal nulla per l’occasione. Chi invece non è mancato, per poter fare passerella, è stato un “certo” mondo politico, in particolare il sindaco di Assier, Maxime Hug, con la giunta al completo ed il primo cittadino di Corn, Dominique Legresy, che, secondo quanto ha incredibilmente dichiarato, ritiene «terribile che nel XXI secolo vi sia ancora da difendere il diritto all’aborto, il diritto delle donne di disporre del proprio corpo, è inquietante per l’avvenire». Presenti anche i sindaci di Brengues e di Figeac.

La protesta online subito promossa dai parrocchiani e dalla locale associazione cattolica si è trasformata in una petizione, che in pochissimo tempo ha raggiunto il migliaio di adesioni, ben più dei pochi, raccogliticci manifestanti presenti ad Assier (buona parte dei quali, va detto, forestieri, giunti da fuori). E moltissime sono state le mail, che, prima della data prevista per «Fest’IVG», avevano chiesto – inutilmente – al Sindaco di non concedere la sala. La lotta contro l’aborto deve continuare. Senza se e senza ma. Perché non vi sia una nuova Assier, di cui dolersi.

 
 
 

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