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I problemi di Michela Murgia con il Natale cattolico

la nuova bussola quotidiana rocco quaglia Dec 29, 2022

di Rocco Quaglia

L'attacco al cattolicesimo della scrittrice Michela Murgia, che lo accusa di aver infantilizzato Dio, è soltanto un'insalata di parole condita con fiele. Troppo intelligente e sapiente per cogliere Dio che si rivela attraverso il mistero e il prodigio della Vita.

Ormai va di moda lapidare il cristianesimo; da un lato si riceve il plauso dei benpensanti radical chic, dall’altro non si rischia nulla. Oggi chiunque ha una pietra in mano può impunemente lanciarla sia contro il crocefisso sia contro il bambino della mangiatoia di Betlemme. Gesù non ha reagito agli insulti dei servi di Caifa, né alla violenza dei soldati di Pilato, non reagirà neppure oggi all’insolenza di quanti nei modi più contorti cercano di togliere valore e senso alla sua presenza nel mondo.

L’ultimo attacco viene dalla scrittrice Michela Murgia con un articolo sul quotidiano torinese La Stampa del 24 dicembre 2022. Apparentemente prende di mira il cattolicesimo per aver infantilizzato il suo Dio. Scrive tra l’altro: «Solo i cattolici hanno compiuto nella persona del Cristo incarnato l’idealizzazione dell’infanzia, costruendo intorno alla sua nascita una retorica di tenerezza zuccherosa priva di riscontro biblico». In realtà sta in modo più o meno velato contrapponendo un’umanità infantile, bambinesca, “cretina”  ̶  per usare un aggettivo qualificativo di un noto “matematico impertinente” che definisce appunto “cretini” i cristiani  ̶  a una umanità moderna, colta, libera, progressista, intelligente, in una parola “adulta”, cioè che non crede alle favole, ma che affronterebbe le “proprie contraddizioni”.

A parte questo implicito messaggio, quel che stupisce è la lettura che la scrittrice fa del racconto evangelico riguardante la natività del Signore. Io, poiché “cretino”, non ho capito quella lunga litania a proposito delle vicende che occorsero alla Sacra Famiglia. La scrittrice elenca una serie di fatti, per lo più, drammatici per spiegare che cosa? Forse per dirci che tutto è umano, troppo umano, e che nessuno di quegli eventi sarebbe sacro? Ogni argomento è accetto quando è ben argomentato, ma qui non ci sono argomenti, c’è solo un’insalata di parole condita con fiele.

Per entrare nello spirito del Natale non basta l’intelligenza; non agli intelligenti e ai sapienti, infatti, Dio rivela i suoi “sentimenti”. Lo spirito del Natale è lo spirito dell’infanzia, di chi si fa bambino di Dio. Ora ognuno di noi è stato bambino e qualcuno lo conserva in sé per farlo rinascere in un figlio. Da un punto di vista psicologico, dunque, soltanto chi ha fatto esperienza del “proprio bambino” nel bambino che nasce può avvertire, fino alla commozione, il mistero e il prodigio della Vita.

 

 

 

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