Il cognome deve essere paterno
Apr 28, 2022di Silvana De Mari
Negli ultimi settant’anni la depressione è aumentata del 1000% e il disturbo fobico del 1200%. Un notevole numero di autori, Risè, Ricci, Marchesini, Gobbi, indica come una delle principali cause di questo disastro la perdita dei padri. I padri sono derisi, ridicolizzati nella maggioranza dei film e delle narrazioni. Fantozzi è un padre ridicolo. Homer Simpson e un padre ridicolo. Verdone vestito da boyscout è un padre ridicolo. In effetti l’unico padre buono è quello morto: il padre di Harry Potter.
A Sanremo, come su innumerevoli altri palchi, l’uomo migliore è un tizio che è arrivato all’età adulta senza aver capito se è maschio o femmina e perché fermarsi a queste due sole alternative? Esiste anche l’antispecismo: la parità di specie. Perché non essere un delfino, una foca, un armadillo oppure una pianta di pistacchio? La presenza di Achille Lauro era prima considerata trasgressiva e ormai è diventata normale. Qual è lo scopo di questi individui? La distruzione del padre. Non puoi diventare padre se non sei certo di essere maschio.
Non si può distruggere una civiltà, se prima non si è distrutto il padre. In compenso, una volta distrutto il padre, per quella civiltà non c’è più nessuna speranza. Achille Lauro, come i movimenti LGBT, sono il potere. Il potere vuole uomini incapaci di diventare padri, e amare una donna, nel desiderio e nel piacere così che entrambi si proiettino nell’eternità attraverso i loro figli. In una nazione in tragico inverno demografico, dove le nascite si sono ulteriormente abbassate del 20% causa la segregazione da epidemia virale non curata, il modello proposto è un uomo dalla virilità a detta sua incerta, che non servirà né per proteggere né per generare.
Con l’età industriale i padri sono scomparsi dall’orizzonte del bambino. Nelle epoche precedenti, nella grandissima maggioranza dei casi, il bambino imparava il mestiere del padre, i figli dei contadini facevano i contadini, i figli dei falegnami diventavano falegnami, i figli di Stradivari costruivano violini e i figli dei Della Robbia facevano ceramiche. Il lavoro era vicino a casa, quasi sempre al piano di sotto. Questo diminuiva i tempi sprecati in metropolitana e favoriva l’ ulteriore vicinanza. C’erano innumerevoli eccezioni, ma c’era anche una norma, ed era questa. Il padre c’era, fisicamente, c’era in maniera tangibile. Era colui che aveva conoscenza: come si pota, come si tendono le corde di violino.
Era colui che proteggeva con la sua presenza. Nelle fattorie sperdute, nelle baite isolate, l’unica possibilità di sopravvivenza fisica del bambino era un padre armato di ascia che spaccasse la legna per scaldarlo di inverno e che, con lo stesso attrezzo, tenesse lontano da casa i male intenzionati.
In epoca industriale i padri sono fisicamente assenti, lontani per tutta la giornata dagli occhi del bambino, a proteggere la casa ci sono porte blindate e polizia, la temperatura è mantenuta tiepida dalle caldaie. In sempre più casi, i padri sono fisicamente molto assenti a causa della separazione, perché lui se ne è andato o perché la madre lo ha cacciato. Il bambino lo rivede un weekend su due e al martedì a giovedì sera.
Le cattive separazioni li cancellano del tutto. A causa della separazione il padre è più povero, a volte molto povero, non sempre può permettersi una casa, a volte torna nella sua stanzetta di ragazzo a casa dei suoi, a volte affitta un letto in apposite pensioni.
Sempre più uomini non considerano la paternità un privilegio ma un peso. La contraccezione e l’infinita facilità e gratuità dell’aborto hanno avvalorato questo concetto. I modelli proposti sono sempre meno paterni. Molti uomini sono stati spinti a non voler essere padri. Quelli che ancora si rendono conto del privilegio della paternità, spesso sono ridicolizzati e rifiutati.
L’amore materno rischia di essere totalizzante. La madre ha portato il figlio nel ventre, lo ha allattato, spesso non riesce a lasciarlo andare. Prima di essere stata una persona, la madre è stata un posto, è stata l’universo stesso in cui il bambino si è formato. La dipendenza è assoluta all’inizio della vita. Il compito del padre in questa fase è difendere la madre del bambino. I cosiddetti padri che sfruttano il corpo delle donne , di chi ha venduto l’ovulo, di chi ha portato la gravidanza, moltiplicando le patologie e i pericoli, che si comprano un bambino orfano di madre, spaccano il legame più sacro che esista in biologia. Bizzarramente ora sono molto alla moda, gli unici pubblicizzati.
Negli anni successivi alla prima infanzia, la presenza del padre è fondamentale invece proprio per allargare il legame madre bambino che rischia di diventare simbiotico. La madre protegge sempre, il padre insegna il coraggio. Dove i padri sono assenti, il coraggio si forma con più difficoltà. Manca addirittura l’idea del coraggio, viene chiamato sindrome dell’eroe. Dove il padre sia assente comincia a vacillare la spinta del bambino a diventare adulto, diventa molto forte la tentazione di restare bambino per sempre, o perlomeno adolescente per sempre. Sono la presenza del padre e l’imitazione del padre che danno la potenza di questo fortunoso viaggio che è diventare uomini o donne.
Il rifiuto del padre da parte di figli di genitori separati è una forma di alienazione parentale. Troppo spesso il genitore che ha avuto l’infinito privilegio di vivere col bambino, mette in cattiva luce l’altro, dimenticando che così facendo distrugge la fede in se stessi dei figli. Solo i deficienti sposano i cretini. Un genitore che denigri l’altro coniuge segnala ai figli che sono figli di due sprovveduti. Non è mai un’informazione piacevole.
La maggioranza delle separazioni è chiesta dalle donne. Molti mariti hanno l’imperdonabile colpa di non raggiungere i folli standard di perfezione assoluta raccomandati dalla rubrica di psicologia dei giornali femminili.
A fronte di un piccolo numero di separazioni richieste per motivi drammatici o, peggio, tragici, la maggioranza delle separazioni è chiesta per motivi verbali, parole. Non mi sento valorizzata. Non mi sento realizzata. Non è l’uomo che deve valorizzarci. Non è attraverso lui che avviene la nostra realizzazione.
Non è l’uomo che deve capirci, siamo non che dobbiamo capirci da sole, realizzarci, valorizzarci e portare la nostra realizzazione e il nostro valore nella coppia. La maggioranza delle separazioni avviene perché le donne dipendono emotivamente dagli uomini e accusano i mariti di non aver dato loro la felicità che dovevano procurarsi da sole. Molti uomini non sono solo separati, sono rifiutati, e la madre trasmette ai figli, in maniera più o meno implicita, l’ordine di rifiutare il padre.
La tragedia dei padri separati e dei padri rifiutati è duplice, ed è un errore drammatico. In primo luogo un padre viene privato del suo ruolo, cosa che piò succedere solo per colpe gravissime, e invece succede sempre più frequentemente per elucubrazioni mentali di pessima psicologia spicciola, e, ancora più grave, i figli vengono privati del padre. Per un figlio crescere senza il padre è un danno che moltiplica la fatica di formare un senso del sé forte: aumenta la dipendenza dal giudizio altrui, aumenta, il rischio di tossicodipendenza, peggiora le relazioni con l’altro sesso.
Anche se è il figlio o la figlia che sta rifiutando e allontanando il padre, nell’inconscio l’assenza del padre è sempre letta come un sintomo della propria pochezza. È vista come un abbandono: se valessi di più mio padre non mi avrebbe abbandonato, o almeno mi avrebbe inseguito. Per questo è così importante che un padre faccia sentire la sua presenza, mandi tracce del suo affetto, anche un padre rifiutato.
Il quinto comandamento detta non uccidere, il quarto onora il padre madre. Non è meno importante di non uccidere. Onorare in questo senso vuol dire brutalmente onorare un debito. Quando questo debito non è onorato, salta il passaggio all’età adulta, si resta adolescenti a vita.
E ora arriviamo al cognome: deve essere quello del padre. Noi portiamo il cognome del padre perché nel 99% della storia umana senza padre non era possibile sopravvivere. Ho il cognome di mio padre per chiarirti qual è l’uomo che ti spaccherà tutte le ossa che hai, se mi fai del male. Porto il cognome dell’uomo che tutti avete il diritto, anzi il dovere di redarguire, se mi fa morire di fame mentre si ubriaca all’osteria. Il cognome del padre è fondamentale perché il legame con la madre è biologicamente enorme e rischia di diventare simbiotico e invischiante se non c’è un uomo a un certo punto ad allargarlo. Invischiante ricorda il mezzo con cui si catturano gli uccelli perché non possono volare. Simbiotico indica una dipendenza che non si può rompere.
Inoltre dato il legame biologico meno potente il padre ha una maggiore tendenza ad andarsene.
Ci sono anche i padri irresponsabili, che svolazzano in un’adolescenza cronica e a volte rifiutano di pagare gli alimenti. Non sempre la legge riesce a ricuperarli, anche perché la legge non arriva sui guadagni in nero, che esistono. È molto più facile riuscire a ristabilire linee di responsabilità dove il cognome se lo stesso. Si ricordi che questo bambino ha il suo cognome, è sempre una bella frase spesso funziona a ricuperare attenzione e alimenti.
Ora si chiede che bambino abbia il cognome della madre. Ma non è il cognome della madre. È il cognome del padre di lei. Il bambino, cioè, invece di avere il cognome del proprio padre, ha il cognome del padre della madre.
Il padre è sempre più fuori dai giochi. I bambini sono sempre più allo sbando. Il padre è l’autorità. Per un figlio occorrono amore e autorità. Senza autorità il figlio naufraga nell’impotenza compensata da deliri di onnipotenza, perché è il padre che, ponendo limiti, insegnando a superare ostacoli, dà il senso del sé. Senza il padre solo il nuovo smartphone può dare un senso e un valore alla vita.
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