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TRUTH

«Io, giornalista per Mediaset, vi dico: la fede è il vero tesoro»

il timone paola belletti Jan 30, 2025

di Paola Belletti

Laura Magli ha 43 anni, vive sul lago di Garda, è sposata con Luca ed è mamma di Ginevra e Ludovico. Giornalista professionista, conduttrice e inviata, lavora dal 2011 per Mediaset, in particolare come inviata nel programma di Infotainment “Pomeriggio 5”. Ha da poco pubblicato il suo primo libro, Un tesoro chiamato fede. Piccolo saggio per cacciatori di felicità, edizioni Scorpione, che è un piccolo vademecum per parlare della potenza e della bellezza della fede ai bambini. Com’è nata l’idea? A chi o cosa ha risposto nella realizzazione di questo progetto apparentemente lontano dalla sua identità professionale?

«È nata quasi come coronamento di un cammino cominciato quando ho iniziato a prendere sul serio la fede, soprattutto grazie all’incontro con quello che sarebbe diventato mio marito. Si è alimentata dalla mia esperienza di mamma e donna sposata, che vede il matrimonio secondo il suo senso cristiano, che ci chiede di essere martiri l’uno per l’altro, di vedere nell’altro uno strumento che ci aiuta a crescere, di leggere le diversità inconciliabili tra noi con gli occhi delle fede e di trovare sempre la strada per riconciliarci, esercitando l’arte del perdono. Credo che la cura dei figli e la relazione tra marito e moglie siano un’ottima palestra di vita e così, anche giocando con l’immagine dell’atleta, dell’esercizio necessario a diventare abili e forti ho considerato che anche la preghiera richiede questo approccio: significa che i risultati non li vediamo subito, ma dopo una serie di allenamenti e che più persevero nella preghiera, come dice san Paolo, più mi rendo conto che la vita diventa bella, felice e in pace. Anche quando mi coglie la paura o l’ansia si fa strada, mi basta leggere la Parola di Dio e pregare il rosario perché tutto inizi a essere in sintonia».

Questo è, potremmo dire, il terreno dove è germogliato anche questo seme del suo primo libro, pensato per avvicinare i bambini al tesoro inestimabile della preghiera e della fede. «Sì, l’idea ha attecchito sul desiderio che avevo di trasmettere ai miei figli attraverso una lettura – leggo spesso loro a voce alta- la bellezza della preghiera. In realtà sono due i binari che mi hanno portato a questo: oltre al mio essere mamma c’è anche ciò che ho visto e sperimentato come inviata di cronaca».

In che modo casi tanto terribili come quelli che segue come inviata per Pomeriggio 5 l’hanno condotta a questo progetto? «Attraverso le testimonianze dei casi di cronaca che ho trattato. Ho visto che nonostante ci fossero famiglie cosiddette perfette e i crimini venissero perpetrati dai cosiddetti bravi ragazzi, mi sono chiesta “cosa manca, cosa non riusciamo a intercettare come genitori e adulti che educano?” Pensiamo a Filippo Turetta, figlio di genitori normali, per bene, studente universitario. Giulia sicuramente avrà a un certo punto riscontrato in lui caratteristiche o comportamenti che l’hanno portata alla decisione di lasciarlo, come capita a tutti, a tutte; poteva essere la figlia di tutti noi, e anche Filippo. Cosa sta succedendo a questa società che sembra avere tutto, ma è carente dei valori che prima erano la normalità?».

Quindi per lei non si tratta del solito indistinto e fin troppo medicalizzato “disagio giovanile”? «No, io sono convinta che in questo individualismo estremo sia necessario ritrovare la fede. Ed è un problema che riguarda tutti. Sono molto fiduciosa nei confronti dei giovani, sono molto più preparati di noi per molti aspetti, ma rischiano di perdere il senso fondamentale delle cose e della vita. Da donna cristiana sono convinta che i valori che Cristo ha portato nel mondo siano sempre attuali e universali, perché parlano della vita eterna che possiamo sperimentare già qua. La fede è un’arma e possiamo, anzi dobbiamo renderne partecipi i bambini ma anche i genitori. Ci dimentichiamo di quanto siamo speciali; nelle prime pagine del mio libro invito i piccoli (e grandi) lettori a chiudere gli occhi e a respirare, gesti semplici ma potenti. I bambini sono persone delle quali dobbiamo riconoscere la piena dignità e dobbiamo aiutarli a vederla coi propri occhi». 

Nessuna semplificazione puerile, dunque, quando si rivolge a loro e li avvicina alla ricchezza della fede. «No, perché sono sicura che siano in grado di comprendere le verità più profonde. Questa piccola opera è un saggio, un vademecum che vorrei fosse utile alla famiglia per fare catechismo anche a casa, con un tempo dedicato alla lettura insieme che diventa un modo per metterli sotto la luce di Dio. Siamo divini in quanto figli Suoi e stare lontani da Lui ci porta a infelicità cronica, a sbalzi d’umore, depressione». 

Ha avuto diverse presentazioni pubbliche del libro e continua a ricevere inviti, a vedere pubblicati articoli, a partecipare a incontri con personalità di grosso calibro: si aspettava una risposta tanto entusiasta? «Penso di avere toccato una corda sensibile, di avere intercettato una sete. Ho tanta fiducia nell’essere umano, sono portata ad amare le persone e quando le vedo tristi, non appagate mi dispiace: manca la preghiera. La felicità non è uno stato particolare, eccezionale come una vincita alla lotteria, o una sequenza di momenti euforici; piuttosto è quella che nasce dallo sperimentare la pace e la gioia. Che sgorgano soprattutto da un atteggiamento di rendimento di grazie, perché la vita è sempre ora; tra mezz’ora potremmo non esserci più, nonostante l’illusione di essere senza scadenza, sani e forti per sempre, come a vent’anni. Conviene dunque accumulare tesori in cielo e il tesoro vero è quello della fede che ti fa scoprire te stesso nella relazione con Gesù. È la scommessa che non possiamo perdere per noi e per i nostri figli; perché loro hanno bisogno non di cose, ma di sapere quanto valgono, di imparare a distinguere il bene dal male. Per me questo è fondamentale e voglio trasmetterlo, e allora la preghiera è imprescindibile perché allena la nostra coscienza». 

Trovo che questo suo sia un piccolo gioiello di chiarezza e coraggio nel presentare la fede in Cristo come ce la propone la Chiesa, perché parla della novità assoluta della Rivelazione, che distingue la fede cristiana dalle altre, dell’esistenza del male e del suo principio personale nel maligno, del potere straordinario della preghiera, della realtà sublime che ci riguarda, cioè che siamo figli amati dal Padre, e per prima cosa della fondamentale vocazione che riceviamo che è quella alla vita. «Chi parla più di coscienza oggi? Il mio è un piccolo libro per bambini, ma è anche per la famiglia, lo immagino letto dai nonni, dai genitori, a piccoli sorsi perché è uno strumento per aiutare a sviluppare la coscienza di chi siamo e di chi siamo chiamati ad essere. L’invito vero è a scoprire qual è il disegno, il sogno di Dio per te. Fede, “la Fede”, che nel libro è la bambina che ci accompagna alla scoperta del grande tesoro, è quella vocina che sentiamo tutti i giorni e facciamo di tutto per camuffarla, per nasconderla per mille motivi».

Ho visto che è stata invitata a una presentazione della sua opera in Senato, con la moderazione della senatrice Paola Binetti; com’è andata? «La presentazione è stata fortemente voluta dalla senatrice Binetti e dal senatore De Poli, e si è svolta alla presenza anche di monsignor Staglianò, fautore della pop theology, di monsignor Pesce, rettore di San Gregorio Nazianzeno e della Cappella del Parlamento, Carlo Maria Parisi segretario generale della Figec Cisal (nuovo sindacato giornalisti, Ermelinda Maturo, produttrice e critica cinematografica, Stefano Callipo, psicoterapeuta e psicologo clinico e giuridico e altri ospiti di grande caratura. Un parterre di grande livello per un incontro atteso, perché sono convinta che in molti ci siano l’urgenza e la consapevolezza che la fede à il dono per eccellenza e la famiglia l’ambiente e il tramite privilegiato dove viverla e trasmetterla. È stata un’esperienza meravigliosa. Vedere che un piccolo libro come il mio sta avendo un riscontro così grande, mostra che forse è in atto un risveglio, che sicuramente c’è sete di dimensione spirituale, se pensiamo che il libro più venduto del 2024 è stato “Il Dio dei nostri padri” di Aldo Cazzullo; e un articolo che parlava del mio libro pubblicato sull’Eco di Bergamo è stato tra i più cliccati dell’anno. C’è voglia e c’è bisogno anche di laici che si espongano e raccontino la loro fede. Perché a volte i sacerdoti vengono visti come perfetti e non lo sono, forse perché sono considerati al di fuori della normalità, si vede in loro una sorta di addetti ai lavori, distaccati dal dramma del quotidiano di tutti. Ecco, io voglio dire che si può avere un rapporto costante e proficuo con la dimensione spirituale e la propria fede anche facendo la giornalista».

Perché mette in relazione diretta la fede, la preghiera e la felicità? «Non ci giro intorno, da buona bresciana (ride, Ndr), perché il messaggio di Gesù è semplice, sebbene non facile. Esempio: litigo con mio marito, volano parole grosse, scappa la pazienza, scappava anche ai santi. Però ad acque calme, io prego per lui perché magari ha esagerato o per me che a mia volta ho esagerato e poi sono invitata, se ho fede, a perdonare se seguo Gesù, perché il perdono salva. La riconciliazione, non solo tra noi ma prima di tutto con Dio, è il momento più bello e anche durante gli incontri di presentazione del libro invito tutti ad accostarsi al sacramento, perché abbiamo bisogno della mediazione della Chiesa per mezzo del sacerdote».

Questa prima pubblicazione sarà l’inizio di una serie? «Sì, assolutamente. Ho già delle idee in testa; mi sento invitata a seguire questo cammino. Ho sempre amato l’idea di essere una matita nelle mani di Dio, come si definiva Madre Teresa di Calcutta. Nel mio umilissimo piccolo, nella vita di tutti i giorni, desidero esserlo. E per farlo serve l’allenamento, perché siamo peccatori e abbiamo bisogno della Grazia.  Con l’allenamento mi diventa sempre più naturale, così preparo il terreno alla parola di Dio».

E quella è inarrestabile: porta frutto, sempre. (Foto: Marilena Mura)

FONTE : IL TIMONE

 

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