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TRUTH

L’odio che verrà. L’eresia di Caino e l’Anno III dell’Era Pandemica

Dec 30, 2021

Il prossimo primo gennaio ricorre il secondo anniversario dell’inizio dell’epidemia da Coronavirus. Inizia l’Anno III dell’Era Pandemica. Con un tempismo perfetto il governo cinese diede notizia quel giorno dell’esistenza e della diffusione di un nuovo virus. La sera prima – en passant – a Roma una donna cinese aveva disperatamente cercato di attirare l’attenzione di Bergoglio, in piazza, forse per cercare di comunicargli qualcosa. La risposta del pastore argentino – come noto – fu uno schiaffeggiamento della donna a muso duro, durissimo.

Da allora siamo entrati in un incubo distopico, fatto di paura: un terrore che ancora perdura e al quale si è poi aggiunto l’odio: un odio sordo, cattivo, per chi non si allinea al pensiero dominante, per chi non accetta gli ordini del dispotismo condiviso che governa tanti Paesi, in primo luogo l’Italia.

Molti hanno cercato un paragone nel passato recente con dittature basate sulla discriminazione per determinate categorie di persone, in particolare Nazismo e Comunismo. Ma questo odio che trabocca dalla Rete, dai discorsi negli uffici, tra conoscenti, l’odio irridente, sarcastico, pervicace, purtroppo sembra avere radici non politiche, ma soprannaturali. Un odio che richiama quello primordiale, primigenio di Caino.

La storia di Caino e Abele è una delle più note della Bibbia, ed è raccontata nel primo libro, la Genesi. Adamo ed Eva, i primi uomini, dopo essere stati allontanati dal giardino di Eden per il loro peccato, danno alla luce due figli, il maggiore di nome Caino e il minore di nome Abele. Quando Dio preferì l’offerta di Abele a quella di Caino, quest’ultimo si ingelosì e uccise il fratello. Allora Dio maledisse Caino ed egli fu cacciato dalla sua famiglia. Ma prima, quando Dio chiese a Caino dove si trovasse Abele, la risposta dell’uccisore su terribile, irridente: “Sono forse io il custode di mio fratello?”.

Una risposta la cui eco, oggi, risuona nelle parole sprezzanti di chi non vuole prendersi cura di determinate persone, solo perché queste non hanno voluto sottoporsi a pratiche biomediche sperimentali. Una risposta la cui eco si sente nell’indifferenza, nella mancanza di attenzione e di pietas verso il prossimo. “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Un sarcasmo volgare, maligno, e falso, perché Caino non solo non è stato il custode di suo fratello, ma il carnefice.

Forse l’abitudine – e un certo pressapochismo di molta predicazione ecclesiale – ci ha fatto dimenticare la tragicità di questo episodio biblico. Dovremmo invece profondamente rifletterci, come aveva fatto lo scrittore scozzese Robert Louis Stevenson, il quale addirittura sosteneva che quello di Caino non fosse solo un peccato, ma un’eresia. Caino, maledetto da Dio, continua comunque la sua vita nel mondo, il suo lavoro, e diventerà un costruttore di città.

Perché il comportamento di Caino viene definito addirittura come eresia? Dietro il fratricidio, delitto di per sé orribile, ci sono altri mali, altri peccati. Anzitutto l’invidia: Caino è geloso della preferenza che Dio apparentemente sembrerebbe accordare al fratello minore, accogliendo i suoi doni con una soddisfazione che a Caino sembra maggiore rispetto a quella mostrata per le sue offerte.

Caino dunque giudica Dio e lo ritiene ingiusto nei suoi confronti. Ma non si rivolge al Signore: non gli chiede spiegazioni, non gli chiede se è vero quello che egli teme e lo fa soffrire, cioè se Dio gradisca maggiormente il fratello. Si chiude invece in un lamento muto, rimugina in sé il suo rancore, e quando ne ha l’occasione uccide il fratello. Un’azione crudele, ingiustificabile e persino inutile. Forse crede che togliendo di mezzo ciò che si frappone come ostacolo tra lui e Dio potrà averne l’amore esclusivo? Sono dunque la gelosia, l’invidia a muovere la mano del primo omicida della storia.

Ma c’è di più: dopo il delitto, come tutti i colpevoli, Caino mente. Dio gli chiede dov’è Abele e lui nega di saperlo. All’omicidio fa seguito la menzogna, due prerogative del demonio, definito omicida e menzognero dall’origine. Caino si avvicina e si assimila sempre più al maligno. Ma la sua menzogna è particolare: non si limita a negare l’evidenza di ciò che ha fatto, ma pretende, anche con una certa arroganza, di avere una ragione: “ono forse io il custode di mio fratello?”.

Questa lapidaria affermazione fa di lui molto più che un peccatore che non ha alcun moto di pentimento per ciò che ha fatto, ma un eretico che pretende in modo assoluto di avere ragione.

Bisognerebbe anche riflettere attentamente sul termine “eresia”, che deriva dal greco haìresis,  derivato a sua volta da un verbo che significa “prendere”, ma anche “scegliere” o “selezionare”. L’eresia è dunque una forma di selezione, di scelta parziale nel merito di una verità di fede.

In cosa consiste dunque l’eresia di Caino? Oltre l’invidia, la menzogna, l’egoismo, il non volere assumersi responsabilità per gli altri, è la scelta deliberata di non corrispondere all’amore di Dio, che chiede di amare gli altri come te stesso e di considerare ogni uomo come proprio fratello, in quanto figli dello stesso Padre. Una negazione radicale, una contraddizione profonda verso i Comandamenti di Dio, e pertanto una vera e propria eresia. L’eresia di Caino è il nemico che dovremo affrontare nell’anno che verrà: la vedremo nell’odio che verrà.

fonte: https://www.ricognizioni.it/lodio-che-verra-leresia-di-caino-e-lanno-iii-dellera-pandemica/

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