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La polpetta avvelenata che si cela nei referendum

informazionecattolica pietro licciardi May 23, 2025

di Pietro Licciardi

SE PASSA IL SI AVREMO 1,4 MILIONI DI NUOVI “CITTADINI”

L’8 e 9 Giugno siamo chiamati alle urne per esprimere un parere su cinque quesiti referendari in materia di disciplina del lavoro e cittadinanza. Secondo una tecnica ben sperimentata si confeziona una polpetta apparentemente appetitosa – il ripristino della possibilità di ricorrere in caso di licenziamento illegittimo, responsabilità in solido del committente nel subappalto, durata massima dei contratti a termine – ma con una pillola avvelenata al suo interno: la cittadinanza per naturalizzazione non più dopo dieci anni ma appena cinque, in conseguenza dell’abrogazione di quanto disposto dall’articolo 9 della legge 91/1992.

La cittadinanza breve, se consideriamo il particolare momento storico, caratterizzato da massicce migrazioni anche e soprattutto da paesi con culture molto diverse dalla nostra e talvolta non assimilabili, potrebbe avere conseguenze che vanno ben al di là delle intenzioni dei proponenti e potenzialmente assai pesanti, soprattutto nel medio termine.

Secondo il Centro Studi e Ricerche IDOS potrebbero essere 1 milione e 420 mila i cittadini non comunitari a beneficiare subito della cittadinanza mentre 55 mila minori, pur non avendo maturato in proprio il requisito minimo previsto dalla riforma, diventerebbero italiani per automatica trasmissione della cittadinanza da parte dei genitori che si saranno naturalizzati grazie alla modifica referendaria. Tuttavia quella di IDOS è solo una stima, fatta partendo dal numero degli immigrati con permesso di soggiorno di lunga durata, che a fine 2023 erano 2.139.000, di cui 347.000 minori. Quindi in caso di vittoria del Si il numero di “cittadini” nei prossimi anni aumenterà sensibilmente.

A differenza di quanto cercano di far credere i fautori dell’accoglienza e della cittadinanza incondizionata, la posta in gioco non sono i diritti degli stranieri in Italia perché questi sono già ampiamente garantiti dalle leggi in vigore, per quanto riguarda il lavoro, la sanità, l’istruzione e compagnia bella. Bensi i “diritti” politici e di voto, cui la cittadinanza dà accesso.

Ci sarebbe anche da prendere in considerazione il fatto che essere cittadino apre le porte dei concorsi pubblici nello Stato e parastato mettendo in concorrenza, per così dire, gli italiani di lunga durata con i “nuovi italiani”. E questo anche per impieghi “sensibili”, come le Forze Armate e i corpi di polizia.

Ma lasciando da parte questo aspetto che potrebbe innescare un antipatico dibattito e limitiamoci a considerare il fatto che nelle elezioni politiche del 2022 il terzo e il quarto partito per numero di consensi hanno avuto poco più di 2 milioni di voti ciascuno. Ciò significa che, domani, o a breve, potremmo avere addirittura un quarto partito con un programma esplicitamente ispirato alla legge islamica; e non si tratta di una mera ipotesi. A Monfalcone nelle amministrative dell’aprile scorso si è presentata Italia Plurale, prima lista islamica guidata dal senegalese Bou Konatese; ma bisognerebbe guardare soprattutto oltralpe e in quel Nord Europa in cui l’islam sta soppiantando gli usi e i costumi autoctoni mettendo persino in seria difficoltà l’applicazione delle leggi. Nel Regno Unito ad esempio già si tollera che accanto o in vece della Common Law sia applicata la sharia.

Qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca e il sospetto è che l’infornata di nuovi “cittadini” abbia molto poco a che fare con la solidarietà e i diritti quanto con la speranza di certi partiti – che hanno tradito le classi popolati e abbandonato per strada l’ideologico proletariato – cerchino di risollevare le proprie sorti elettorali incuranti ancora una volta delle conseguenze su di una società già ampiamente insofferente per l’evidente disparità di trattamento in favore degli immigrati.

Ancora una volta costatiamo come le ideologie ottengano sempre il contrario di quel che promettono, spingendo un popolo da sempre accogliente e tollerante come quello italiano verso una sempre più marcata xenofobia e intolleranza. E soprattutto a farne le spese saranno anche i molti stranieri arrivati qui non per conquistare e sottomettere noi infedeli alla legge di Allah ma per guadagnarsi un futuro dignitoso.

FONTE : Informazione Cattolica
 
 

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