La scienza e la medicina: che cosa ha la capacità di rivelarci il loro scopo? Solo la Bellezza salva il mondo
Jan 04, 2023di Riccardo Ortolani
Premessa
Non possiamo dire di conoscere compiutamente una cosa se non ne abbiamo scoperto lo scopo. Non possiamo fare, agire, muoverci come singola persona se non abbiamo chiaro lo scopo.
Non possiamo dire di conoscere l’uomo, di conoscerci, se non abbiamo compreso ciò per cui siamo fatti.
Che cos’è la Bellezza? La Bellezza è una rivelazione, ci rivela ciò che ci attrae; la Bellezza è un riconoscimento, è una corrispondenza. La Bellezza ci mostra l’Essere, ciò che c’è. La Bellezza ci eleva perchè ci fa elevare lo sguardo. La Bellezza genera libertà e dalla libertà viene scoperta e mostrata altra bellezza.
Molto spesso una numerosa serie di stimoli particolari e superficiali, che si ripetono in quasi tutti gli ambienti e con elevata frequenza, ci distolgono dai nostri bisogni più profondi e originali.
La Bellezza ci svela ciò per cui siamo fatti, chi siamo, la Verità di noi, quale è il nostro Bene, cioè tutto ciò che ci fa crescere e ci aiuta a progredire verso il nostro compimento:
- Siamo fatti per la vita: un bambino che nasce è una delle meraviglie e gioie più grandi; bambini che giocano, che ridono e che stanno bene insieme sono uno spettacolo ai nostri occhi che fa bene a loro e anche a chi li osserva.
- Siamo fatti per crescere: per realizzarci sia a livello biologico, come svolgimento e manifestazione del nostro straordinario e, ancora misterioso, patrimonio genetico attraverso le sue infinite relazioni con l’ambiente, sia come sviluppo e maturazione del livello di coscienza di sé e del mondo fino al riconoscimento che la vita, nella sua profondità e totalità, si mostra come un mistero.
- Siamo fatti per le relazioni; senza le relazioni non possiamo crescere: dalla necessità della relazione con la madre fino ai momenti conviviali con gli amici dove si ascoltano e si raccontano i propri vissuti, le proprie esperienze con libertà, dove si condividono le domande che la vita evoca, dove si ride, si scherza e ci si abbraccia.
- Siamo fatti per condividere il cammino della vita con qualcuno; con qualcuno in particolare costruire una famiglia, mettere al mondo dei figli ed educarli per ciò per cui siamo fatti; con qualcuno in particolare vivere in comunità.
- Siamo fatti per coltivare del cibo di cui si sazieranno anche altri; costruire e inventare beni, strumenti, opere d’arte che saranno utili anche ad altri.
- Siamo fatti per comunicare, attraverso la vita e le opere, che la vita è bella ed è un grande dono; anche se è fatta di sofferenza e di dolore, senza alcun dubbio, vale la pena esserci a questo mondo e vivere questa vita anche se non riusciamo a coglierne fino in fondo tutto il significato, tanto è grande, e sperare e credere al desiderio di eternità che ci troviamo addosso.
- Siamo fatti per stare di fronte al dolore, alla sofferenza e alla morte, espressioni della nostra strutturale fragilità, con le domande e i desideri che sono propri della nostra natura.
- Siamo fatti per ridere, sorridere, piangere e desiderare l’eternità per chi incontriamo.
- Siamo fatti per augurare il Bene a ciascuno; perché ciascuno è fatto per lo stesso destino per cui siamo fatti noi.
- Siamo fatti per chiedere di essere perdonati quando non cerchiamo, quando non chiediamo e quando non ci muoviamo per il Bene della persona e del mondo.
- Siamo fatti per chiedere di perdonare quando gli altri non cercano, non chiedono e non si muovono per il nostro Bene.
- Siamo fatti per essere salvati dalla nostra caducità e finitezza.
- Siamo fatti per incontrare persone che ci comunichino che è venuto, che c’è e che ci sarà sempre Qualcuno che Veramente ci può salvare.
- Siamo fatti per la Bellezza di cui tutte le cose belle che vediamo, che sperimentiamo e che comunichiamo sono segno; quella Bellezza di cui esse sono significato e a cui rimandano.
Se non scopriamo, attraverso le cose belle, la Bellezza per cui siamo fatti non capiremo mai lo scopo del nostro essere e del nostro fare; lo scopo della conoscenza, della scienza, delle nostre scoperte, delle invenzioni, delle nostre opere, della tecnologia, della medicina e di tutte le nostre attività.
In questo senso la Bellezza salva il mondo: perché ha la capacità di svelare all’uomo, a ciascun singolo uomo, la nostra essenza.
Tutta la realtà è in movimento, in movimento verso il suo scopo, verso ciò per cui è fatta.
Tutte le azioni umane sono sempre mosse da uno scopo, che non decidiamo noi ma che a noi spetta verificare quando è quello giusto.
Se non riconosciamo la realtà per ciò che è, i fatti nella loro oggettività; se non riconosciamo le cose per quello che sono, il nome stesso delle cose, se le parole non significano più la stessa cosa per tutti diventa impossibile la comunicazione tra le persone.
Se non chiariamo lo scopo che ci muove, diventano impossibili relazioni umane profonde.
Se in un gruppo di persone non si condivide lo scopo per cui si sta insieme diventa impossibile lavorare e costruire insieme.
Il linguaggio stesso, che sto utilizzando in questo scritto, permette la relazione e la comunicazione solo in virtù di un riconoscimento condiviso della realtà e delle parole.
1 La scienza e la tecnologia
Che cos’è la scienza?
La scienza è un percorso di conoscenza che cerca la Verità della realtà.
Come scrive un medico, Aaron Kheriaty, “La scienza è un metodo, o più precisamente un insieme di vari metodi, finalizzato a indagare sistematicamente i fenomeni osservabili nel mondo naturale. Una scienza rigorosa è caratterizzata da ipotesi, esperimenti, test, interpretazioni, deliberazioni e dibattiti continui. Mettete un gruppo di veri scienziati in una stanza e discuteranno all’infinito sulla rilevanza, il significato e l’interpretazione dei dati, sui limiti e i punti di forza delle varie metodologie di ricerca e sulle questioni più importanti. La scienza è un’impresa umana enormemente complessa, in cui ogni disciplina scientifica ha i suoi raffinati metodi di indagine e le sue teorie in competizione. La scienza non è un corpo di conoscenza inconfutabile. È sempre fallibile, sempre aperta alla revisione; tuttavia, se condotta con rigore e attenzione, la ricerca scientifica è in grado di fare scoperte autentiche e importanti progressi… La caratteristica della scienza è l’incertezza giustificata che porta all’umiltà intellettuale” (The New Abnormal: The Rise of the Biomedical Security State. November 1, 2022)
Per sottolineare ulteriormente il fondamento portante dell’osservazione nel metodo della scienza e l’enorme rischio di una sua riduzione cito questa affermazione di Alexis Carrel, medico chirurgo, premio Nobel per la Medicina e la fisiologia nel 1912: “A few observation and much reasoning lead to error; many observations and a little reasoning to truth” (Alexis Carrel, Riflessioni sulla condotta della vita).
Nel riprenderla vorrei evidenziare il cuore di questa affermazione che sta nel bilanciamento tra l’osservazione che deve avere la priorità “many observations”, molte osservazioni, non c’è un limite massimo né di quantità nè di tempo per le osservazioni, non devono essere “a few”, cioè solo alcune, poche, scarse, ed “a little reasoning” che tradurrei più come la giusta dose di ragionamento, nel senso che non deve essere molto perchè non ne occorre molto, perchè la parte preponderante la rivelano gli stessi fatti; anzi, se il ragionamento diventa tanto “much” c’è il rischio che diventi troppo e diventi prioritario rispetto all’osservazione allontanandoci dai fatti e quindi dalla realtà. Pertanto, il percorso della scienza dovrebbe essere caratterizzato da molte osservazioni e un po’ di ragionamento che ci conducono alla verità e non da poca osservazione e tanto ragionamento che invece ci conducono all’errore.
Che cos’è la tecnologia?
L’osservazione e la conoscenza della realtà hanno portato a utilizzare tutto ciò che è presente in natura per costruire strumenti, strutturare processi che aiutassero l’uomo nei suoi principali bisogni. Una buona parte degli strumenti e dei processi hanno lo scopo di aiutare l’uomo a conoscere meglio la realtà per produrre ulteriori strumenti e sviluppare ulteriori processi sempre più potenti e sofisticati e così via, in un percorso senza fine sempre più ricco e sempre più veloce.
Qual è lo scopo della scienza e qual è quello della tecnologia?
La scienza è finalizzata alla conoscenza della verità della realtà.
La tecnologia, utilizzando le conoscenze fornite dalla scienza, sviluppa prodotti e processi finalizzati a rispondere sempre meglio ai bisogni dell’uomo e della realtà intera.
Gli strumenti e le tecnologie hanno bisogno di essere verificati nella loro utilità e nella loro sicurezza.
Se non è chiaro chi è l’uomo non possono essere chiari nemmeno i suoi veri bisogni.
Che cosa si intenda comunemente quando diciamo la scienza?
A chi ci riferiamo?
Spesso si sente dire: lo dice LA SCIENZA. Lo si afferma come se si trattasse di un assoluto, di una entità metafisica; come se fosse oramai una conclusione totalmente verificata e su cui non ci sia più nulla da discutere, nulla da chiarire e nulla da aggiungere e correggere.
Ma che cosa si vuole dire in pratica:
- Si vuole forse dire che, dal momento in cui lo dicono le fonti ufficiali, ci si deve credere e non c’è più bisogno di fare verifiche?
- Si vuole forse dire che dal momento in cui lo dicono le autorità e le istituzioni è già stato tutto verificato?
Ma quello che dicono le autorità:
- Che percorso ha fatto?
- Come è stato prodotto?
- E’ stato fatto un percorso?
- Ci sono altre fonti di addetti ai lavori che sostengono posizioni diverse?
- Sono state prese in considerazione le altre posizioni di altrettanto autorevoli scienziati?
- E’ stato promosso e favorito un confronto tra tutte le persone di scienza?
- C’è stato un confronto?
- Le conclusioni sono state il frutto di un confronto in modo che siano stati considerati il maggior numero di fattori possibili?
Chi è lo scienziato?
Lo scienziato è una persona che ha acquisito, e sta acquisendo, conoscenze nell’ambito di una o più scienze. Svolge ricerche per aumentare la conoscenza, soprattutto dove le conoscenze sono limitate o controverse.
Nella sua attività è mosso dal desiderio di conoscere, nella consapevolezza che il suo contributo può essere prezioso per le ricadute che ha nel concorrere al Bene delle persone e della realtà.
Lo scienziato in quanto uomo e lo scienziato nella sua professione hanno ultimamente lo stesso scopo: il Bene della persona; favorire e promuovere ciò che fa crescere la persona, ciò che la aiuta nel suo compimento.
Se non è chiaro chi è l’uomo non può essere chiaro né chi è lo scienziato e nemmeno quale sia il Bene della persona.
2 La medicina
Che cos’è la medicina?
La medicina è una attività umana che studia ed approfondisce le modalità per affrontare le problematiche che riguardano la salute. Per fare questo si avvale di tutte le conoscenze delle diverse scienze e di tutti gli strumenti e i processi che la tecnologia ha sviluppato e sviluppa.
Qual’è lo scopo della medicina?
Lo scopo della medicina è il mantenimento della salute, la prevenzione delle malattie e la loro cura; per fare questo si avvale di tutte le conoscenze, di tutti gli strumenti e i processi che ha a disposizione e, non secondariamente, di tutte le esperienze dei medici.
Chi è il medico?
Il medico è una persona che ha il compito di prendersi cura del Bene salute delle singole persone che a lui si rivolgono.
A tale scopo cerca di conoscere il più possibile lo stato e la storia della singola persona, si avvale delle conoscenze della biologia e della medicina, usa gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione per conoscere più a fondo lo stato della singola persona; cerca di identificare i bisogni prioritari in quella singola persona, ricerca la modalità migliore per rispondere ai bisogni, valuta gli strumenti tecnologici a disposizione per aiutare il processo di recupero dello stato di salute o il processo di cura, facendo un attento e preciso bilancio tra i benefici e i costi in quella precisa persona. Anche nell’ambito della prevenzione delle malattie opera adottando il medesimo criterio: priorità alle indicazioni dei fattori favorenti la salute e allontanamento dei fattori di disturbo allo stato di salute; analisi delle tecnologie disponibili e attenta e precisa valutazione del bilancio benefici/costi in quella precisa persona in quel preciso momento.
Riporto un articolo del codice di deontologia medica per documentare direttamente quanto si ritiene essere, in estrema sintesi, lo scopo della sua attività:
Art. 3 Doveri generali e competenze del medico
Doveri del medico sono la tutela della vita, della salute psico-fisica, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona…
Il medico ha quindi il dovere di essere il guardiano, colui che salvaguarda la vita di una persona, sempre e in tutte le circostanze; lo stesso vale per la salute psichica e quella fisica.
Nella consapevolezza che la vita è fragile, vulnerabile; che la salute è precaria e sempre parziale.
Un buon livello di salute è una condizione che favorisce lo svolgimento di molte attività umane, favorisce la crescita fisica e psichica, può aiutare alla realizzazione dell’esistenza.
La condizione di malattia, inevitabile nel corso della vita di una persona, in non pochi casi, costringe la persona a prendere coscienza della fragilità della natura umana, diventando in tal modo la circostanza che favorisce una crescita in consapevolezza di quale sia la nostra vera natura.
Uno stato di salute totale risulta incompatibile con le caratteristiche della biologia; in quanto, sia le criticità strutturali che le criticità derivate dalle interazioni con l’ambiente rappresentano dei limiti oggettivi al perfetto funzionamento dell’organismo.
E’ difficile pensare alla possibilità che un essere in movimento, vivo, non sia soggetto alla caducità.
Pertanto, come mostrano i fatti, l’uomo non è perfetto e, di conseguenza, anche la sua salute non è perfetta ed è soggetta al decadimento. Il medico ha bisogno di essere pienamente consapevole che non può e non potrà mai soddisfare il desiderio di salute piena e permanente della persona ma può e potrà sempre accompagnare la persona nel suo percorso che, in generale, con il passare del tempo è inevitabilmente caratterizzato da una salute via via più fragile e compromessa fino al punto in cui non sarà più compatibile con la vita.
3 Il criterio a fondamento
Le scienze e la tecnologia mettono a disposizione della stessa medicina strumenti sempre più sofisticati e potenti.
Con quali criteri la medicina decide le modalità con cui utilizzare questi strumenti?
I criteri sono strettamente legati agli scopi.
Il criterio del bilancio tra i benefici e i costi è il criterio fondamentale (o comunque uno dei criteri principali) che governa molte leggi della natura e le stesse scelte dell’uomo.
Le stesse regole della biologia e la stessa fisiologia e fisiopatologia del corpo umano si mostrano come governate dalla ricerca del rapporto migliore tra i benefici e i costi.
Nella realtà è molto difficile trovarsi di fronte ad aspetti che mostrino solo benefici senza alcun costo.
Potremmo quasi arrivare alla considerazione che per avere dei benefici dobbiamo contemplare dei costi. La dinamica che porta ad beneficio, cioè ad un nuovo stato di crescita in cui si sono aggiunti ulteriori elementi, avviene attraverso una serie di reazioni che richiedono energia, hanno quindi un costo.
3.1 Benefici e costi
Beneficio: bene-fare. Qualsiasi atto con cui si persegue il Bene e si fa del bene ad una persona; qualsiasi sostanza che fa bene, che porta un vantaggio, che è utile.
Porta un beneficio tutto ciò che aiuta a far crescere una persona, cioè a farla progredire nella realizzazione della propria esistenza umana.
Per avere un beneficio bisogna mettere in moto delle reazioni. Per avere dei prodotti, un cambiamento di stato, devono mettersi in moto delle reazioni. Le reazioni che vengono messe in moto quando noi somministriamo una sostanza (farmaco, profarmaco,…) hanno diversi e molteplici effetti, alcuni di questi hanno come risultato dei prodotti che danno, almeno in buona parte, i benefici desiderati, utili nel presente o nel futuro. Altri effetti non sono quelli desiderati, non sono utili e, in varia misura, portano anche ad un danno. Il danno può essere minimo come anche significativo o grave.
Perché usare la parola costi anziché rischi?
Con la parola rischio si intende una eventualità di subire un danno. L’eventualità può essere più o meno prevedibile e il danno può essere più o meno grave.
Il rischio comporta anche l’eventualità di una assenza totale del danno.
Costo significa che per avere un bene, un beneficio, bisogna affrontare una spesa; bisogna dedicargli delle energie, devono avvenire delle reazioni. Il costo può essere più o meno alto ma, molto difficilmente o mai, è pari a zero.
Sia i benefici che i costi hanno un ampio intervallo di variabilità poiché il prodotto che va ad innescare le reazioni trova contesti diversi e quindi le interazioni innescano reazioni simili e al tempo stesso diverse sia in quantità che in qualità.
Pertanto il rapporto benefici/costi è molto variabile perché sensibile e dipendente da molti fattori.
Anche i benefici ottenuti dall’utilizzo di un farmaco o di uno strumento tecnologico sono molto variabili.
I costi derivanti dall’utilizzo dello stesso strumento sono a loro volta molto variabili tra i soggetti.
Quelli che noi comunemente chiamiamo rischi potrebbero essere, più precisamente, i costi variabili di un trattamento; nel senso che i costi possono essere molto bassi o molto alti senza nessuna soluzione di continuità.
Quando si mettono in moto delle reazioni il costo non può mai essere zero. Il costo può essere così basso che non lo si avverte ma sono avvenute lo stesso delle reazioni, alcune di queste sono durate poco, altre di più e altre ancora, molto probabilmente, sono durate o dureranno molto a lungo.
Bisogno: prima di tutto, per proporre una sostanza che apporti un beneficio deve esserci la mancanza degli effetti benefici che quella sostanza produce. Per considerare l’utilizzo di uno strumento deve esserci un significativo bisogno degli effetti benefici che l’utilizzo di quello strumento comporta.
Il bisogno degli effetti benefici dell’utilizzo di una sostanza o di uno strumento è molto variabile.
Si propone l’utilizzo di una sostanza o di uno strumento quando si ha un reale bisogno degli effetti benefici derivanti dal suo utilizzo.
Per reale/significativo bisogno si intende la condizione in cui senza gli effetti benefici dell’utilizzo di quella sostanza o strumento la persona si espone ad una rinuncia o perdita significativa di un bene per un periodo più o meno lungo e di una entità più o meno elevata. Se non c’è un reale bisogno non c’è motivo di utilizzarlo.
Anche se un prodotto o uno strumento hanno in generale la capacità di produrre alcuni benefici, se in quella precisa persona, nella condizione in cui si trova, non ce n’è bisogno non c’è alcun motivo di utilizzarlo.
3.2 Efficacia e sicurezza
In ambito medico sono molto utilizzati questi 2 termini.
Per efficacia possiamo intendere la capacità di produrre, in misura più o meno elevata, il beneficio desiderato
Per sicurezza possiamo intendere quella condizione che può essere più o meno esente da pericoli; la condizione che ha la capacità di prevenire, eliminare o rendere meno gravi i danni, cioè gli effetti indesiderati o avversi.
Per pericolo possiamo intendere la possibilità che, nel corso di un evento, si verifichi un grave danno.
E’ evidente che la sicurezza è inversamente proporzionale ai costi: meno costi in termini di eventi avversi ci sono e maggiore è la sicurezza.
Nell’articolo 18 del codice di deontologia medica si parla di “fine esclusivo” dei “trattamenti”:
Art. 18 Trattamenti che incidono sull’integrità psico-fisica
I trattamenti che incidono sull’integrità psico-fisica sono attuati al fine esclusivo di procurare un concreto beneficio clinico alla persona.
Mi sono soffermato su questo punto in quanto ritengo che sia il criterio fondamentale dal quale essere guidati nelle scelte, a maggior ragione se sono scelte importanti.
Come medico lo considero il criterio principale nel tentativo di perseguire lo scopo del bene salute delle persone che incontro nella mia attività.
4 La complessità della realtà e la complessità in medicina
La complessità è presente, in misura diversa, a tutti i livelli della realtà.
In biologia è intrinsecamente connessa al fatto che le numerosissime parti di un organismo sono in stretta relazione e comunicazione tra loro.
La complessità biologica si manifesta nella straordinaria molteplicità e diversità delle parti e delle innumerevoli relazioni che portano, pur nella somiglianza, alla varietà e unicità degli esseri viventi.
Somiglianza e diversità nelle persone coesistono e rendono il lavoro del medico un’arte più che una applicazione meccanicistica di regole.
La diversità si mostra come una ricchezza straordinaria, sia da un punto di vista biologico che da un punto di vista umano.
5 In relazione con tutta la realtà, microrganismi compresi
Le relazioni con la realtà e con le persone sono essenziali per la crescita.
Ogni relazione, in misura diversa, ha un costo, in termini di energia richiesta, per le reazioni che essa innesca.
In certi casi le relazioni con i microrganismi mettono alla prova l’organismo in modo significativo ed innescano reazioni che comportano dei costi biologici più importanti.
In certi casi l’organismo ha bisogno di essere supportato con interventi esterni nel corso di queste relazioni.
Le nostre relazioni con i microrganismi sono importanti, essenziali e, in non pochi casi, inevitabili. In alcuni casi richiedono un maggior controllo e comportano dei costi maggiori.
Da qui, l’importanza da una parte di contenere quantitativamente e qualitativamente i contatti (inevitabili) con i microrganismi patogeni e dall’altra di mantenere e migliorare l’efficienza delle reazioni del corpo umano in caso di contatto con un microrganismo che, in certe condizioni, può dare malattia (patogeno).
La medicina ci mette a disposizione trattamenti preventivi atti a contenere il contatto (igiene) e a mantenere efficienti le reazioni del corpo umano (nutrizione appropriata, relazioni interpersonali “positive”, attività fisica equilibrata, giusto riposo, carichi appropriati, condizioni di vita in generale bilanciate e proporzionate alle condizioni specifiche etc.) affinchè i contatti abbiano costi accettabili; a questo riguardo, L. Pasteur arrivò a scrivere:
..mio caro Bernard, penso che abbiate ragione. Il terreno è ben più importante del microbo. Il terreno è tutto, il microbo è nulla…”
(lettera di L. Pasteur a C. Bernard)
Se le misure preventive non bastano si interviene anche con trattamenti “farmacologici”; sapendo bene che in questo caso è fondamentale, delicato e complesso il bilancio tra benefici e costi, in quanto la quasi totalità, se non la totalità, dei trattamenti hanno dei limiti dovuti ai loro stessi meccanismi di azione che non sono mai limitati al solo effetto terapeutico.
Tra le caratteristiche di molti esseri viventi c’è anche la “memoria”, cioè quella capacità di “ricordare” un’esperienza, affinché, al ripresentarsi di quella stessa situazione o di una situazione simile, la reazione sia migliore e abbia costi biologici inferiori. La qualità della memoria è una caratteristica sia del sistema nervoso che del sistema immunitario.
L’incontro con un virus rappresenta una relazione con un altro essere vivente che richiede un “controllo” di quest’altro essere vivente affinché la sua replicazione, o la misura della reazione del corpo umano alla presenza e alla replicazione del virus, non comporti costi troppo elevati.
Per gli interventi che stimolano e vogliono stimolare il sistema immunitario bisogna considerare che esso è un organo di senso che tiene memoria di quello che vede; quindi, gli effetti durano nel tempo
6 Così simili, così diversi
Biologicamente siamo simili perché abbiamo un patrimonio genetico che ci accomuna per una grandissima parte; siamo diversi perché la combinazione dei patrimoni genetici ereditati è unica e irripetibile.
Siamo simili perché la maggior parte delle esperienze ci accomunano; siamo diversi sia perché le esperienze avvengono in un organismo geneticamente unico, sia perché, quantitativamente e qualitativamente, la combinazione delle dinamiche delle esperienze è unica e irripetibile e fa di ciascuno di noi una persona unica con la sua storia unica.
Quante sono le caratteristiche che ci accomunano come persone umane e quante sono le caratteristiche che ci differenziano? Sono più le une o sono più le altre? Potremmo concludere dicendo che sono praticamente infinite le caratteristiche che ci accomunano e sono, al tempo stesso, infinite quelle che ci differenziano. Molte delle une e delle altre le conosciamo; la maggior parte delle une e delle altre le dobbiamo ancora scoprire.
È per questo che, a qualsiasi livello, quando affrontiamo questioni e dobbiamo prendere scelte importanti riguardo ad una specifica persona umana è bene tenere in considerazione, il più possibile, sia le caratteristiche che la accomunano agli altri in generale sia le caratteristiche che la differenziano dagli altri.
A questo proposito mi sembra pertinente riportare, in particolare, un articolo del codice di deontologia medica nel quale emerge come al medico, avendo egli il compito di valutare l’applicabilità delle conoscenze al caso specifico a lui affidato, in seguito ad una diagnosi circostanziata, venga riconosciuta una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile competenza che impegna la sua autonomia e responsabilità in merito alla prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione:
Art. 13 Prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione
La prescrizione a fini di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione è una diretta, specifica, esclusiva e non delegabile competenza del medico, impegna la sua autonomia e responsabilità e deve far seguito a una diagnosi circostanziata o a un fondato sospetto diagnostico. La prescrizione deve fondarsi sulle evidenze scientifiche disponibili, sull’uso ottimale delle risorse e sul rispetto dei principi di efficacia clinica, di sicurezza e di appropriatezza. Il medico tiene conto delle linee guida diagnostico-terapeutiche accreditate da fonti autorevoli e indipendenti quali raccomandazioni e ne valuta l’applicabilità al caso specifico. L’adozione di protocolli diagnostico-terapeutici o di percorsi clinico-assistenziali impegna la diretta responsabilità del medico nella verifica della tollerabilità e dell’efficacia sui soggetti coinvolti. Il medico è tenuto a un’adeguata conoscenza della natura e degli effetti dei farmaci prescritti, delle loro indicazioni, controindicazioni, interazioni e reazioni individuali prevedibili e delle modalità di impiego appropriato, efficace e sicuro dei mezzi diagnostico-terapeutici.
Mi sembra importante evidenziare come venga riconosciuto e valorizzato questo percorso di considerare gli aspetti che emergono dalle osservazioni che hanno caratteristiche in comune con la persona specifica, valutandone l’applicabilità al caso specifico che ha caratteristiche diverse, particolari e uniche.
7 La salute e la verifica
La salute è un bene dinamico che, in generale, va innanzitutto mantenuto ed, eventualmente e in una certa misura, acquisito nuovamente. Gli effetti delle modalità per mantenere la salute e gli effetti delle sostanze o degli strumenti per acquisire più salute vanno verificati sia da chi si occupa della cura delle persone sia dalle persone stesse interessate dal percorso di cura.
Verificare significa fare un percorso per vedere se è vero quello che viene proposto e promesso. I fatti che succedono ai tentativi di cura devono confermare quanto promesso
Come si fa a conoscere e verificare?
La conoscenza e la verifica sono un PERCORSO. Un percorso comporta l’osservazione e la scoperta continua di cose nuove che chiariscono le conoscenze precedenti e che le perfezionano. Si aprono continuamente nuove domande e così via.
I nostri sensi sono i primi strumenti che abbiamo a disposizione per conoscere la realtà e per verificare: la vista per osservare; l’udito per sentire ed ascoltare, il tatto per percepire gli oggetti, il gusto, l’olfatto. Il dolore stesso è segno di allerta per costringere ad approfondire.
Per conoscere servono i sensi per percepire e un metodo per organizzare i dati provenienti dai sensi, un metodo per associarli, collegarli, raccoglierli, memorizzarli etc.
Quando si può dire di conoscere una cosa?
Quante più caratteristiche raccogliamo e consideriamo di essa: dimensione, peso, consistenza, composizione, colore, temperatura etc. etc.; ma anche la provenienza, come nasce, come origina, la sua funzione, il suo scopo, come cambia, come si trasforma, come finisce etc. etc.
Per approfondire la conoscenza di una cosa e per comprendere meglio il suo funzionamento si fanno degli esperimenti: si fanno delle ipotesi e poi si fanno dei test per vedere se sono vere. Le prove e i fatti devono confermare le ipotesi.
In molti casi i nostri sensi non bastano, hanno bisogno di “estensioni” di “potenziamenti” di “amplificazioni”: una lente, un microscopio, un cannocchiale, un binocolo, un telescopio etc. etc.
In campo medico molti e sempre più sono gli strumenti per conoscere e per intervenire. Conoscere come siamo fatti, di che cosa, come funzionano gli organi, le cellule, le proteine, gli enzimi etc. etc. Come funziona l’informazione, la comunicazione, etc. etc.
Gli ambiti della conoscenza sono tantissimi, verrebbe da dire infiniti. Nella pratica ci siamo divisi i compiti delle conoscenze: chi approfondisce un ambito, chi un altro, chi un altro ancora. Nello stesso ambito poi ulteriori sottoambiti e così via. Chi in un ambito, chi in un altro, chi in un modo, chi in un altro, chi più, chi meno, tutti abbiamo strumenti per conoscere e per contribuire ad aggiungere conoscenze della realtà.
Molte sono state e sempre più veloci sono le conoscenze in ambito medico. Questo è sicuramente dovuto al fatto che gli strumenti per conoscere applicati alla biologia sono sempre di più e sempre più sofisticati.
Abbiamo scoperto moltissime cose su come funziona il corpo umano, come funzionano gli organi, le cellule, come viaggia l’informazione. Moltissime sono tuttavia le cose che ancora non conosciamo.
I trattamenti in ambito medico sono sempre più sofisticati e potenti, cercano di essere sempre più selettivi nel loro meccanismo di azione.
Tutti possono (e sarebbe utile per tutti) collaborare e contribuire al percorso della conoscenza e della verifica con la propria osservazione sulla realtà e con la propria osservazione su se stessi.
8 Il beneficio mascherato: il grande inganno
Come faccio e come facciamo a verificare se uno strumento apporta veramente un beneficio?
Sicuramente non è possibile chiarire questo aspetto solo con le proprie forze; al tempo stesso il chiarimento è imprescindibile da un nostro diretto coinvolgimento.
Innanzitutto, è importante fare delle distinzioni:
- precisamente a quale bisogno particolare risponde quello strumento
- quanto pesa quel bisogno particolare rispetto al tutto sia nel presente che nel futuro in quella specifica persona
- se, quanto, per quanto tempo e in che modo quello strumento apporta un beneficio nel caso specifico, considerando la storia della persona, le sue caratteristiche generali e le sue condizioni attuali
Quali sono i costi per avere questo beneficio?
I costi possono essere a vari livelli:
- il costo considerando il caso specifico e le condizioni attuali del caso specifico
- il costo legato al suo uso in merito all’ambito particolare per cui viene proposto sia nell’immediato che nel breve, medio e lungo periodo
- il costo legato al suo uso in merito agli altri ambiti dell’intero organismo sia nell’immediato che nel breve, medio e lungo periodo
- l’eventualità di un costo non contemplato, sul quale si possono fare delle ipotesi che necessitano di approfondimenti e di verifiche
Se di questo strumento per scelta vengono sistematicamente e ripetutamente considerati e mostrati esclusivamente alcuni aspetti ritengo che si possa parlare di beneficio mascherato, in quanto molti aspetti volutamente non vengono considerati.
Estrapolare un particolare dal contesto generale e indurre in maniera pervasiva a considerarlo come un aspetto così importante da diventare l’unico aspetto che conta e tutti gli altri possono essere messi in disparte, addirittura scarificati è una operazione scientificamente, culturalmente, moralmente e socialmente inaccettabile sia perché non corrispondente alla realtà dei fatti sia perché non corrispondente alla natura umana. Una proposta che per scelta omette di considerare numerosi fattori sia riguardo ai benefici che ai costi è da ritenersi un grande inganno per il singolo individuo e per l’intera comunità.
9 Oltre il pregiudizio: crescere attraverso la ricchezza della diversità
Inevitabilmente si parte sempre da una posizione/pre-giudizio sui vari aspetti della realtà.
Giustamente se questo pre-giudizio è frutto di una storia e di un percorso di studio e di esperienze personali; passivamente se questo pre-giudizio è semplicemente l’opinione che viene mutuata acriticamente dalle fonti di informazione più diffuse e più pervasive. Data l’evidente molteplicità e complessità dei fattori coinvolti nei fenomeni della realtà è praticamente impossibile, a maggior ragione se in un arco di tempo limitato, riuscire a prenderne in considerazione più di un certo numero e in modo limitato. La storia, le dinamiche, le capacità e le sensibilità ci portano a considerare prioritariamente alcuni fattori piuttosto che altri; da queste stesse dipende anche il livello di approfondimento di ogni singolo fattore considerato.
Molte altre persone con una storia diversa dalla mia, con sensibilità, capacità e formazione diverse dalla mia avranno, molto probabilmente, una posizione/pre-giudizio diversi sugli stessi aspetti della realtà, proprio per il fatto che hanno considerato un diverso pattern di fattori in modo diverso sia qualitativamente che quantitativamente.
Una discussione e un confronto tra persone che hanno fatto un percorso personale di approfondimento e di verifica porterà, se lo scopo principale e ciò a cui si tiene principalmente è conoscere più a fondo quell’aspetto, ad una crescita reciproca in termini di arricchimento con importanti ricadute per la comunità.
Diversamente, se la posizione/pre-giudizio che ho su un determinato aspetto della realtà dipendono prevalentemente, se non esclusivamente, da posizioni ascoltate ripetutamente ma non verificate, attraverso un percorso di paragone con le esperienze personali, difficilmente ci sarà una discussione e un confronto in quanto non sono presenti argomentazioni maturate frutto di un lavoro e di un impegno nell’andare a fondo di quell’aspetto della realtà.
Oppure, se è così forte l’attaccamento alla mia posizione da ritenerla prioritaria ed esaustiva difficilmente si andrà oltre il pre-giudizio e non si riuscirà ad “approfittare”, cioè a trarre profitto, e a valorizzare la ricchezza che mi viene offerta dalla diversità.
Spesso per diversità si intende una diversità puramente superficiale ed esteriore, che invece, a livello di sostanza, sottende una totale omologazione, oppure si vuole dare valore ad una diversità che altera la natura umana così come è stata fatta, pretendendo che venga riconosciuta come equiparabile alle espressioni che cercano di essere, il più possibile, conformi alla propria natura; diversamente, ciò che arricchisce e fa crescere è l’incontro con una diversità, che è stata donata a ciascuno, che è frutto di doti, di sensibilità, di impegno e di lavoro che mostra meglio, che rende più evidenti, con una modalità unica e originale, alcuni di quegli infiniti aspetti della realtà.
10 Principi di efficacia, appropriatezza e proporzionalità
Mi sembra importante richiamare l’attenzione sui principi su cui si fonda l’esercizio della professione medica riportando 2 articoli del codice di deontologia medica:
Art. 6 Qualità professionale e gestionale
Il medico fonda l’esercizio delle proprie competenze tecnico-professionali sui principi di efficacia e di appropriatezza, aggiornandoli alle conoscenze scientifiche disponibili e mediante una costante verifica e revisione dei propri atti.
Art. 16 Procedure diagnostiche e interventi terapeutici non proporzionati
Il medico, tenendo conto delle volontà espresse dal paziente o dal suo rappresentante legale e dei principi di efficacia e di appropriatezza delle cure, non intraprende né insiste in procedure diagnostiche e interventi terapeutici clinicamente inappropriati ed eticamente non proporzionati, dai quali non ci si possa fondatamente attendere un effettivo beneficio per la salute e/o un miglioramento della qualità della vita
11 Il rispetto della persona umana
Nell’articolo 16 sopra riportato del codice di deontologia medica si esplicita … tenendo conto delle volontà espresse dal paziente…, per sottolineare che la partecipazione della persona al proprio percorso di cura non è un dettaglio bensì un fattore importante sia perché condiziona significativamente l’esito della cura sia perché la volontà del paziente rappresenta un aspetto determinante nella scelta del percorso della cura.
L’articolo 35 è ancora più esplicito riguardo alla necessità di acquisizione del consenso informato:
Art. 35 Consenso e dissenso informato
L’acquisizione del consenso o del dissenso è un atto di specifica ed esclusiva competenza del medico, non delegabile. Il medico non intraprende né prosegue in procedure diagnostiche e/o interventi terapeutici senza la preliminare acquisizione del consenso informato o in presenza di dissenso informato. Il medico acquisisce, in forma scritta e sottoscritta o con altre modalità di pari efficacia documentale, il consenso o il dissenso del paziente, nei casi previsti dall’ordinamento e dal Codice e in quelli prevedibilmente gravati da elevato rischio di mortalità o da esiti che incidano in modo rilevante sull’integrità psico-fisica. Il medico tiene in adeguata considerazione le opinioni espresse dal minore in tutti i processi decisionali che lo riguardano.
L’articolo 32 della Costituzione Italiana, sotto riportato, dice che … La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Vorrei sottolineare questa parte in cui si afferma che .. in nessun caso può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
Articolo 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
A questo punto mi sembra importante chiarire bene che cosa sia e che cosa significhi il rispetto della persona umana e quali potrebbero essere i limiti da non violare imposti da questo rispetto.
Andando a vedere sul vocabolario (vocabolario on line Treccani) il significato di rispetto troviamo:
“Sentimento e atteggiamento di riguardo, di stima e di deferenza, devota e spesso affettuosa, verso una persona… Con riferimento alla manifestazione concreta di tale sentimento mediante azioni o parole… Sentimento che porta a riconoscere i diritti, il decoro, la dignità e la personalità stessa di qualcuno, e quindi ad astenersi da ogni manifestazione che possa offenderli… non approfittando della loro debolezza… non maltrattarli o danneggiarli.. Riferito, invece che alla persona, ai suoi stessi diritti, alle sue cose, ai suoi pensieri e sentimenti Riguardo, considerazione, attenzione: Cautela, precauzione…”
Il rispetto è il modo con cui si concretizza nei rapporti personali della vita quotidiana il valore prioritario che viene assegnato alla singola persona, unica ed irripetibile, sia nella Costituzione italiana sia nel Codice di deontologia medica; il rispetto della persona umana trova il suo fondamento storico nella dignità e nella nobiltà che vengono riconosciute indistintamente ad ogni singola persona umana dal cristianesimo.
Quali sono i limiti, imposti dal rispetto della persona umana, che la legge non può violare?
Se rispettare la persona significa riconoscerne il valore “assoluto”, avere nei confronti della persona considerazione, riguardo, attenzione, deferenza, riconoscere la sua dignità, i suoi diritti, il suo decoro, non offenderla, non maltrattarla, non danneggiarla; allora la legge non può violare i limiti che sono rappresentati dal rispetto di queste posizioni.
12 Il Bene del singolo e il Bene comune o, meglio, della comunità.
Ogni singola persona si realizza vivendo all’interno di una comunità
Il Bene comune non può essere una astrazione; possiamo parlare di Bene comune solamente se viene perseguito il Bene di tutti, considerati però individualmente.
Se pensiamo alla forma di comunità principale, la famiglia, il Bene della famiglia non può non coincidere con il Bene dei singoli: solo se cerchiamo il Bene di ciascun figlio, della madre e del padre e insieme ci muoviamo per perseguirli parlerei di Bene comune. In ciascun componente, in quel preciso momento, il Bene si declina in bisogni che, anche se uguali nella loro origine, inevitabilmente hanno caratteristiche particolari, più o meno marcate, che li differenziano. Il Bene di un figlio appena nato non richiede le stesse modalità di un figlio adolescente o di un genitore o di un nonno. La Bellezza dell’unità in una famiglia è quando ciascuno si muove per il proprio Bene e, contemporaneamente, per il Bene degli altri; accorgendosi che il proprio Bene comprende anche il Bene degli altri; detto in parole più semplici ciascuno è felice quando sono felici gli altri o, in negativo, non posso pensare alla felicità dei genitori in assenza della felicità dei figli.
Questa dinamica ci rivela la strettissima relazione tra il Bene della singola persona e il Bene delle singole persone che formano la comunità.
Fin dall’origine al di fuori di una relazione non ci può essere vita; così come, al di fuori di relazioni personali e con l’ambiente, non ci può essere mantenimento della vita e, soprattutto, crescita.
Solo in una comunità fatta di persone con particolarità e specificità diverse, che hanno tuttavia in comune la stessa natura, ci possono essere continui rapporti di scambi reciproci che fanno crescere permettendo ad ogni singola persona di realizzarsi secondo natura.
Perseguire il bene di ciascuna singola persona, in base alle specifiche caratteristiche individuali, nei rapporti che si verificano in ogni ambito e circostanza, è la modalità con cui viene perseguito il bene della comunità nel suo insieme.
Se lo scopo delle azioni quotidiane, in tutti gli ambiti e in ogni momento, è quello di perseguire reciprocamente, nelle infinite circostanze che si verificano, il bene di ciascuna singola persona coinvolta, allora stiamo perseguendo il bene dell’intera comunità.
13 La venuta di Gesù
In un preciso momento della storia viene al mondo un uomo che da alcuni sarà riconosciuto come il figlio di Dio, la cui venuta era attesa. Lui dirà di sé “Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Sarà condannato a morte, crocifisso. Alcuni testimoni diranno di averlo rivisto, Risorto dalla morte. Darà vita ad una comunità che diventerà la Sua Chiesa e che è tuttora presente in tutto il mondo.
Gesù rende possibile a chi incontra fare esperienza di una umanità che nessuno prima aveva potuto sperimentare.
Gesù svela all’uomo chi è; la sua origine e il suo destino.
Ancora oggi ci sono persone che cercano di vivere l’umanità che Gesù ha portato al mondo; coloro che incontrano queste persone possono incontrare e riconoscere questa umanità nuova e cercare di viverla.
FONTE : Il Blog di Sabino Paciolla
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