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"No al ricatto": professori in sciopero contro il Green Pass

politica nazionale Jul 24, 2022

Non solo i portuali e i camionisti: anche i professori che hanno firmato contro l’obbligo di Green Pass, oggi scioperano. "Saremo al fianco degli studenti che si impegnano in questa battaglia per i diritti di tutti gli italiani". La Nuova Bussola Quotidiana intervista Carlo Lottieri, docente di Filosofia del diritto all’Università di Verona.

Non solo i portuali e i camionisti: anche i professori che hanno firmato contro l’obbligo di Green Pass, oggi scioperano. I docenti che hanno aderito all’appello sono ormai pù di mille. Ora, scrivono nella rivendicazione dello sciopero: «Saremo al fianco di tutti gli altri lavoratori in questa lotta per la libertà, per il lavoro e per la democrazia. Saremo al fianco degli studenti che si impegnano in questa battaglia per i diritti di tutti gli italiani. Senza una serrata lotta politica e sindacale il Green Pass non verrà ritirato. Lo sciopero generale è un primo passo nella giusta direzione».

La Nuova Bussola Quotidiana ha sentito uno dei primissimi firmatari, Carlo Lottieri, docente di Filosofia del diritto all’Università di Verona.

Perché i professori aderiscono ad uno sciopero di portuali e camionisti?

Abbiamo voluto far nostro il messaggio dei portuali. Loro avevano ricevuto un’offerta, un tampone gratuito quale tutela corporativa e invece hanno deciso di andare avanti, per superare la vergogna del Green Pass. “Non ci comprate concedendoci un privilegio - hanno detto - vogliamo essere solidali con tutti gli altri lavoratori”. E quindi abbiamo deciso di sostenerli, perché questa è una battaglia che riguarda tutti i cittadini italiani, costretti a subire un ricatto. Perché, per noi, il Green Pass è un ricatto. Un ordinamento giuridico civile non può ammettere un ricatto, nemmeno se mimetizzato con formulette inglesi, come la nudge theory, la “teoria dell'incoraggiamento”, che in realtà è una teoria della spintarella.

Cosa si intende per nudge theory?

Una teoria bizzarra che si sta affermando negli ultimi anni: il nudge libertarianism, il libertarismo della spintarella. Vuol dire che non è bello obbligare le persone, però le spingo a fare quello che dico io. Siccome io ho uno sguardo privilegiato sul mondo, so quel che è bene per gli altri e se gli altri fanno la scelta sbagliata li penalizzo. E questo è paternalismo puro. La proibizione o l’obbligo sono autoritari, la nudge theory è invece implicitamente totalitaria. Il totalitarismo vuole che tu aderisca “liberamente” (tra molte virgolette) alla sua ideologia. Anche alla fine di 1984, il protagonista Winston Smith, perseguitato dal Grande Fratello, finisce con l’amarlo. Lui stesso è stato cambiato dall’interno.

Il Green Pass, che dovrebbe essere una misura sanitaria per tutelare i lavoratori sul posto di lavoro, non esenta chi è in smart working. Che senso ha?

Il governo è stato abbastanza onesto: fin da subito ha ammesso che il Green Pass non è un strumento strettamente sanitario, ma un modo per spingere la gente a vaccinarsi. Anche il governatore Zaia, che si è allineato a tutte le politiche autoritarie in materia di Covid, ha detto che non intende offrire tamponi gratuiti, altrimenti diventerebbero un “escamotage” per non vaccinarsi. E le mille contraddizioni del Green Pass (richiesto a chi fa smart working, non richiesto a chi va al bar ma solo se consuma in piedi, chiesto a chi prende il treno interregionale, ma non a chi prende quello regionale, ecc…) dimostrano che si tratta solo di un modo di complicare la vita ai non vaccinati, per spingerli a fare quello che non vorrebbero fare.

E a cosa mira, secondo lei, chi vuole imporre il Green Pass, così divisivo e coercitivo, anche quando la percentuale di vaccinati supera ormai il 70%?

Io credo che le forze governative, prima di tutto, abbiano scommesso tutto sul vaccino, come unica soluzione. Se parli di cure sei considerato alla stregua di un “terrapiattista”. Ora inseguono un obiettivo, quello dell’immunità di gregge, che è invece irraggiungibile, considerando che il vaccino dà una copertura solo temporanea, come ammette la stessa Pfizer. E allora ecco nascere l’ossessione di spingere verso un obiettivo ormai solo politico. Per tenere assieme la maggioranza e giustificare questa politica, si deve individuare una minoranza che sia, da un lato, colpevole di un eventuale fallimento, dall’altro impresentabile nelle sue idee. L’unica opposizione ammessa è quella che viene etichettata come “no vax” e più di recente come “fascista” eversiva. Ecco perché credo che ci sia stata tanta avversione e bullismo mediatico contro intellettuali quali Agamben e Barbero, che si sono schierati contro il Green Pass: rompevano il loro schemino. Lo schema è solo quello di una grande maggioranza (“la scienza”, il governo, gli editori responsabili, la gente altruista che accetta i rischi del vaccino per il bene comune… ma fino a ieri dicevano che il rischio fosse inesistente) contro una piccola minoranza, presentata prima come semplicemente superstiziosa, oggi anche come eversiva e pericolosa. Ed è quella che viene accusata di impedire al governo di raggiungere l’obiettivo dell’immunità di gregge.

Cosa dovrebbe fare un governo veramente responsabile?

Il governo deve riflettere su un dato elementare: una persona vaccinata acquisisce una relativa copertura e la persona non vaccinata, in questa situazione, rappresenta per lei un rischio che possiamo davvero considerare irrilevante. Non possiamo pretendere una sicurezza al 100%, altrimenti dovremmo impedire la circolazione persino delle persone con l’influenza. Quindi, nel momento in cui tutti coloro che volevano vaccinarsi si sono vaccinati, questi non possono accusare i non-vaccinati di essere ancora delle sorgenti di rischio. Il governo deve imparare ad accettare che la società è complessa e che le minoranze continueranno ad esistere.

fonte: https://lanuovabq.it/it/no-al-ricatto-professori-in-sciopero-contro-il-green-pass

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