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Pensierini...

giglio reduzzi Jan 29, 2024

di Giglio Reduzzi

I Senatori a vita

In un recente “post” ho cercato di dimostrare quanto sia obsoleta la nostra Costituzione, ma, tra gli esempi citati, mi sono dimenticato di citare uno dei più clamorosi, se non il più clamoroso. 

Ne parlo ora. 

Mi riferisco all’istituto dei Senatori a Vita, che non per nulla l’attuale esecutivo intende cancellare, parallelamente all’introduzione del Premierato. 

Infatti la nomina da parte del Capo dello Stato di senatori a vita costituisce un’arma micidiale, capace di alterare il gioco democratico. 

L’alterazione avviene quando, di fronte ad un esito elettorale sostanzialmente paritario, la presenza di senatori a vita, quindi non eletti, può fare la differenza tra maggioranza e minoranza. 

L’ipotesi non è affatto accademica e difatti si è puntualmente verificata all’epoca dell’ultimo governo Prodi. 

Tant’è che già allora (2007) ritenevo che l’istituto fosse obsoleto e ne precisai le motivazioni in uno pezzo scritto per l’ Eco di Bergamo. 

Come è noto, ci sono due tipi di senatori a vita: 

·  quelli di diritto, ai quali il laticlavio viene attribuito in quanto ex Presidenti della Repubblica e 

·  quelli che vengono nominati dal Presidente in carica per meriti speciali. 

Tutto nasce dall’art. 59 della Costituzione. 

Per i senatori del primo tipo, la motivazione (implicita, ma evidente) è quella di evitare che gli ex capi di Stato passino troppo bruscamente dalle stelle alle stalle. (Ovviamente ciò è frutto del buonismo tipicamente  italiano, perché, in America, gli ex capi di Stato, per mantenere il loro stile di vita, vanno a fare conferenze od a svolgere un altro lavoro.) 

Quanto al secondo tipo di senatori, la ratio, questa volta ben esplicitata, è quella di mettere a disposizione del Presidente uno strumento con cui premiare i cittadini che abbiano dato lustro alla Patria. 

Come si sa, in periodo monarchico, il Re premiava i benefattori della Patria creandoli Conti. 

E’ il caso, tanto per fare degli esempi, dei Caproni e degli Agusta, entrambi industriali aeronautici. 

La Costituzione del 1948 ha abolito i titoli nobiliari (Cfr. art XIV delle disposizioni transitorie) e, nelle more dell’istituzione di un sistema repubblicano di onorificenze, ha creato l’istituto del senatore per meriti speciali di nomina presidenziale. 

Ora, se si considera che il primo di questi ordini repubblicani di onorificenze (l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana) è stato istituito solo nel 1951 e disciplinato nel 1952 (insieme a quello dei Cavalieri del Lavoro), appare evidente che, tra il 1948 ed il 1952, il conferimento del laticlavio era l’unico modo per premiare un benefattore della Patria, ammesso che ce ne fosse bisogno. 

E’ però altresì evidente che, a partire dal 1952, questo istituto avrebbe dovuto cadere in desuetudine a favore delle nuove onorificenze. Purtroppo così non è stato e la cosa ha dato luogo a non lievi complicazioni, come sappiamo. 

In ogni caso, non v’è dubbio che la concessione del laticlavio ai “benefattori” della Patria, fatta in base all’art. 59 della Costituzione, ha il valore tipico di ogni onorificenza: una medaglia da appuntare al petto ed alla quale non dovrebbe corrispondere alcuna prestazione. 

Si premia uno per quello che ha fatto, non per quello che si presume farà. 

E’ una specie di “Oscar alla carriera”. 

Basti pensare che la Costituzione e la legge istitutiva dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana illustrano la figura dei “benefattori” della Patria quasi con le stesse parole: 

· Costituzione: 

 Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. 

· Legge istitutiva dell’Ordine: 

 L’Ordine ha lo scopo di ricompensare benemerenze acquisite nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia…. 

Attualmente i senatori nominati per meriti speciali sono cinque: Cattaneo, Segre, Monti, Rubbia e Piano. Ad avviso dello scrivente e per effetto di quanto sopra, nessuno di questi cinque personaggi dovrebbe partecipare attivamente alle sedute del Senato, trattandosi di persone che, come si dice a Genova, hanno già dato”. Se proprio sono interessati alle sedute del Senato, dovrebbero seguirle da casa, comodamente assisi in una poltrona. 

Comunque tutti dovrebbero astenersi dal votare quando dal loro voto dovesse dipendere la permanenza in vita di un esecutivo, perché non era certo nelle intenzioni dei democratici padri costituenti affidare ad un gruppo ristretto di persone non elette la facoltà di fare e disfare i governi. Ciò avrebbe l’effetto di vanificare il voto di milioni di italiani, la cui libera espressione è il primo criteri per valutare la democraticità di un Paese. 

Il problema può essere risolto solo con una legge di riforma costituzionale che abolisca l’assurdo istituto. Fino ad allora il comportamento dei senatori a vita potrà solo essere dettato dalla loro sensibilità. Una sensibilità che, sinora, solo i sen. Rubbia e Piano hanno dimostrato di possedere. 

Rimane comunque dimostrato, credo, che 

· quando si afferma che i “senatori sono tutti uguali” si dice una cosa non vera, perché quelli eletti dal popolo vengono scelti per fare qualcosa, mentre quelli nominati dal Presidente vengono scelti per aver fatto qualcosa; 

· solo i primi vengono eletti in modo democratico; 

· i Presidenti della Repubblica che hanno premiato i cittadini illustri con il laticlavio, anziché con altra onorificenza, non hanno commesso un illecito, perché la Costituzione glielo consente, ma certo hanno commesso una grave imprudenza.

 

 

 

 

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