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Pensierini...

giglio reduzzi May 14, 2025

di Giglio Reduzzi

Sebastiano, Lilly e Claudio.

Lui, lei e l’altro.

E’ il caso giudiziario di cui hanno parlato tutti i canali tv per oltre tre anni e pertanto dò per scontato che chi legge questo pezzo sappia di cosa sto parlando.

Mi limito a ricordare che si tratta del tipico triangolo, composto da marito, moglie e amante di quest’ultima.

Amante per modo di dire dato che Claudio era ed è un signore di oltre 80 anni, seppur con un passato di atleta.

Forse più un tenero amico che focoso amante.

Sta di fatto che la donna (Lilly, una sessantina d’anni), che già si recava da lui “per stirargli le camice”, pare volesse lasciare il marito (Sebastiano, una settantina d’anni) ed andare a vivere con lui.

Ma, per comprensibili ragioni, continuava a rimandare il giorno in cui dare lo spiacevole annuncio al marito.

Anche perché sapeva che, andandosene, l’avrebbe lasciato in braghe di tela. Infatti era lei, con la sua ricca pensione, che manteneva lui.

Lo fece il giorno 13 dicembre, cioè all’ultimo minuto, visto che l’abbandono del focolare domestico sarebbe dovuto avvenire nell’ weekend successivo.

Tuttavia mal gliene incolse, perché il giorno seguente Lilly scomparve e non fu più vista per tre settimane, al termine delle quali fu ritrovata in un boschetto priva di vita.

Ed il suo decesso fu subito attribuito dagli inquirenti ad un improbabile suicidio.

Chi fu a cercarla? Il marito? Manco per sogno.

Il marito se ne stava buono a casa, in attesa che a trovarla fossero i funzionari di polizia, dai quali peraltro egli si era recato (per denunciare la scomparsa della moglie) solo su sollecitazione di una coppia di vicini.

Infatti, benchè la moglie non rincasasse da molte ore, egli riteneva, così disse, di non dover disturbare i dipendenti della Questura dopo l’orario d’ufficio.

A ricercarla attivamente e sin dall’inizio del mancato appuntamento (le 9 del mattino) era stato invece Claudio, l’amico speciale e futuro compagno di vita.

A prescindere da tutti gli altri indizi (peraltro numerosi e convergenti), a me sembra che questi due semplici fatti (il marito che sta tranquillo in casa, l’altro che la cerca alacremente) fossero più che sufficienti per indurre chiunque a ritenere che si trattava, non solo di un caso di omicidio (e non di suicidio), ma anche di chi potesse esserne l’autore.

Grande fu pertanto la mia sorpresa nell’apprendere che a questa semplice conclusione non fosse arrivata, non tanto la squadra della Magistratura inquirente, quanto quella della trasmissione televisiva denominata Quarto Grado che da tre anni e passa si occupava di questo caso e solo nella puntata del 7 marzo scorso (dopo 450 servizi) iniziò a sospettare che il colpevole potesse essere il marito tradito.

E dire che il team di Quarto Grado era ed è tuttora diretto da un giornalista/ scrittore di grande fama (Gianluigi Nuzzi) ed è composto, non da cittadini comuni, ma da generali in pensione, ex magistrati, direttori di giornali, criminologi, ecc.

Ebbene tutti (o quasi tutti) questi esperti si erano sempre posti la domanda su chi potesse essere il colpevole, escludendo che potesse trattarsi del marito, che anzi il conduttore del programma più volte invitava a venire nel suo studio, mostrando una netta propensione a ritenerlo innocente.

Altrimenti si sarebbe ben guardato, penso, dal convocarlo così di frequente in studio, dato che, a prescindere da ogni compenso monetario, con una trasferta del genere (da Trieste a Milano), egli stava assicurando al signor Sebastiano Visentin un confort da jetset, in ogni caso ben superiore alla vita da carcerato che gli sarebbe toccata se solo la magistratura inquirente lo avesse sospettato di omicidio sin dall’inizio.

Qualcuno di quegli esperti era persino arrivato ad ipotizzare che le ricerche di Lilly da parte dell’amico speciale Claudio (e continuate con visite quotidiane al cimitero dopo i funerali)  altro non fossero che sceneggiate volte ad allontanare da sé i sospetti degli inquirenti e dell’opinione pubblica.

Personalmente non ho mai creduto alle tesi sostenute così a lungo da Quarto Grado e pertanto, difronte al mancato riconoscimento di una realtà a mio avviso sin troppo leggibile, decisi di abbandonare la visione del programma.

Ho ripreso a guardarla solo il 7 marzo scorso, perché ero curioso di vedere se Gianluigi Nuzzi ed il suo team avessero mantenuto la loro assurda linea editoriale anche dopo l’autorevole intervento nella vicenda della più nota operatrice italiana di medicina legale (prof. Cristina Cattaneo).

Intervento che, essendo stato richiesto a furor di popolo da parenti ed amici della vittima, la magistratura non poteva certo ignorare ed a seguito del quale fu stabilito, al di là di ogni ragionevole dubbio, che si trattava di un caso di omicidio e non di suicidio.

La mia curiosità è stata premiata.

Riprendendo a seguire Quarto Grado ho infatti potuto constatare che, seppur con molto ritardo ed alcuni tentennamenti, quella linea editoriale sembra finalmente essere cambiata.

Ora sia i Magistrati inquirenti che gli esperti di Gianluigi Nuzzi concordano nel ritenere che il sig. Sebastiano Visentin debba far parte in prima fila dei sospettabili.

Non so come andrà a finire, ma una cosa è certa: che Quarto Grado ci fa una pessima figura.

Temo che in una delle prossime puntate il conduttore dovrà chiedere scusa agli ascoltatori per il suo comportamento passato.

Specialmente dopo la trasmissione dell’11 Aprile, in cui ha permesso, senza commentare, che Sebastiano fingesse un malore mentre era in diretta televisiva.

Quella sì che fu una sceneggiata.

Infatti alle 6 del mattino seguente il marito indagato aveva già inforcato la bicicletta per andare a “riposare” in Austria.

 

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