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TRUTH

Pfizer svelata: errori e dati falsi nella ricerca dei vaccini. Ma "non è niente" di Paolo Gulisano

Jul 24, 2022

La testimonianza di Brook Jackson svela dettagli inquietanti nella ricerca dei vaccini di Pfizer. La direttrice regionale del gruppo di ricerca Ventavia, incaricato da Pfizer di valutare l’efficacia e la sicurezza del vaccino contro il Covid, aveva denunciato errori e omissioni, come l'impiego di addetti ai vaccini mal addestrati, lentezza nel seguire gli eventi avversi e addirittura falsificazione dei dati. Licenziata da Ventavia, dopo aveva spedito una denuncia alla FDA americana, ha scritto la sua testimonianza al British Medical Journal of Medicine. È la prova che non si può nutrire una fede incondizionata nella "scienza". Ma i fact checkers dell'Oms dichiarano che non c'è nulla di importate in queste rivelazioni. Come c'era da attendersi.

Quante volte da quando è iniziata l’Era Pandemica sentiamo ripetere la frase: “io credo nella Scienza”. Ovvero un’entità esatta, perfetta, infallibile, cui prestare fede. La Scienza tuttavia non è una sorta di grande Motore Immobile: è dinamica, in costante evoluzione, in ricerca. Da qui la definizione di ricerca scientifica come un'attività condotta da ricercatori e studiosi avente lo scopo di interpretare e revisionare fatti ed eventi, scoperte, per poi utilizzarle. La ricerca scientifica è condotta secondo metodologie di valutazione necessariamente rigorose. Se è chiara l’importanza in generale della precisione di tale metodologie, a maggior ragione ciò vale per la ricerca di un farmaco che si intende poi somministrare a miliardi di persone.

Ebbene, da qualche giorno c’è una notizia che è riuscita a penetrare la barriera di omertà informativa che grava sulla nostra società. E’ una notizia che non ha potuto essere occultata a ragione dell’autorevolezza della fonte della notizia: il British Medical Journal of Medicine. Non la gazzetta del novax. L’articolo è a firma del giornalista investigativo Paul D. Thacker, che riporta le accuse di una direttrice regionale della Ventavia Research Group, un centro di ricerca cui l’azienda Pfizer aveva affidato il compito di valutare – tra le altre cose - l’efficacia e la sicurezza del vaccino contro il Covid, compresi gli effetti collaterali. Il gruppo di ricerca sarebbe arrivato a falsificare i dati relativi al vaccino. Un’accusa pesantissima, che viene dall’interno della stessa Ventavia. Si tratta della direttrice regionale del gruppo Brook Jackson, che ha dichiarato che il laboratorio avrebbe "impiegato addetti ai vaccini non adeguatamente addestrati" e sarebbe stata "lenta nel seguire gli eventi avversi segnalati nella sperimentazione di fase 3". Il personale che conduceva i controlli di qualità, afferma, era "sopraffatto dalla mole dei problemi che trovava". Dopo aver ripetutamente notificato a Ventavia questi problemi, la scienziata inviò una denuncia via e-mail alla Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia americana del farmaco. Per tutta risposta, Ventavia l’ha licenziata lo stesso giorno.

La Jackson non si è fatta intimorire, e ha rivelato alla prestigiosa rivista scientifica inglese i fatti di cui è stata testimone diretta. La Jackson ha descritto la cattiva gestione del laboratorio, i problemi di sicurezza dei pazienti e l’integrità dei dati. La ricercatrice ha rivelato anche  che l’azienda "non era in grado di quantificare i tipi e il numero di errori che trovava quando esaminava i documenti di prova per il controllo qualità". Se queste denuncie corrispondono al vero, si può certamente affermare che le procedure di ricerca del vaccino sono state inficiate da errori metodologici molto importanti. E che siano vere, lo conferma il tipo di linea difensiva che è stata adottata. Una difesa che – curiosamente - non viene da Pfizer o Ventavia, ma dall’OMS. E precisamente da Aureliano Stingi, biologo nutrizionista, ricercatore in Biologia molecolare e Oncologia genetica e “fact checker” contro le fake news. Insomma, un cacciatore di bufale. Ebbene, secondo la sentinella dell’OMS, "Quello che è stato denunciato al Bmj non è lo scandalo del secolo, è la testimonianza di superficialità e poca accortezza in piccole procedure. Non creiamo panico e insicurezza." Si tratta di dettagli che non vanno enfatizzati. Che non inficiano - a detta del “controllore di fatti”, la sicurezza e l’efficacia del vaccino. Insomma, sì, è vero, ci sono stati errori ed irregolarità, non lo si può negare, ma non è successo niente.

Un’interpretazione che sembra giustificare la possibilità dell’approssimazione in un tipo di ricerca che dovrebbe in realtà essere precisissima. Per questo la ricerca farmacologica ha sempre impiegato anni, e non mesi, per realizzare un vaccino, per adempiere a tutti i necessari passaggi nelle fasi di studio e realizzazione, con lunghi e precisi trials clinici.

La cosiddetta “emergenza sanitaria” ha permesso e giustificato un modo di procedere che non poteva non scandalizzare una scienziata seria come la Jackson, e non solo lei. Se si fosse proceduto secondo le regole, forse non avremmo avuto le centinaia di migliaia di eventi avversi che purtroppo si sono dovuti registrare in questi mesi, documentati da studi e ricerche, tra cui quelli del progetto vACCine covid-19 monitoring readinESS (ACCESS) in Europa è finanziato dall'Agenzia europea per i farmaci. Dati che parlano di eventi avversi su larga scala: dalle convulsioni febbrili, alle meningiti asettiche, dalla a, sindrome di Kawasaki a forme artritiche, dalla miocardite all’infarto miocardico, dagli ictus alle tromboembolie venose. Tutte patologie scatenate in persone precedentemente sane. Quante di queste avrebbero potuto essere evitate con una maggiore attenzione per i “dettagli”?

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