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La flat tax

giglio reduzzi Aug 08, 2023

di Giglio Reduzzi

La tanto denigrata flat tax non è per niente una tassa uguale per tutti come si vuol far credere. 

E’ solo meno progressiva delle altre, ma mantiene una sua netta progressività. 

Infatti, ponendo l’aliquota, poniamo, al 20%, chi guadagna 30.000 euro l’anno pagherebbe 6000 euro di imposte, mentre chi ha un reddito di 300.000 ne verserebbe allo Stato ben 60.000, che è sempre una bella somma. 

Dunque non è affatto una legge anticostituzionale, come la sinistra va dicendo. 

Specie considerando che chi guadagna 300.000 euro l’anno, quando si ammala, va al San Raffaele di Milano o al Mount Sinai di New York; non certo all’ospedale pubblico e quindi non usufruisce dei servizi offerti dello Stato. 

Quando li offre. 

Sì perché ci sono anche situazioni in cui lo Stato non ti rende alcun servizio o te lo rende con enorme ritardo. 

Che è appunto il caso degli ospedali pubblici, dove i reparti di Pronto Soccorso ottengono visibilità televisiva solo per gli episodi di intolleranza che vi si verificano. 

Cioè delle aggressioni fisiche che i pazienti, stanchi di aspettare, compiono, o minacciano di compiere, contro i medici. 

E, il più delle volte, si tratta di pazienti che non hanno mai contribuito, o hanno contribuito solo in minima parte, all’organizzazione del Sistema Sanitario Nazionale. 

Gli unici che avrebbero qualche ragione per protestare, se ci fossero, sono coloro che, avendo un reddito annuo di 300.000 euro, con il regime attuale versano allo Stato circa 100.000 euro l’anno, ma che, anche con l’introduzione della flat tax, ne pagherebbero comunque 60.000. 

Che sono sempre tanti a fronte del servizio che ricevono. 

Ciononostante la sinistra è fieramente contraria all’introduzione della flat tax. 

Non solo, ma non passa giorno senza che essa non chieda a gran voce l’istituzione, più o meno surrettizia, di un’imposta patrimoniale a carico di coloro che essa chiama “ricchi”, perchè non ha il coraggio di chiamarli datori di lavoro (cioè creatori di ricchezza), benchè sappia benissimo che le due categorie in pratica coincidono. 

L’esempio citato, non solo sfata il mito della pretesa non progressività della flat tax, ma sfata anche quello secondo cui le imposte sarebbero il corrispettivo dei servizi offerti dallo Stato. 

Si dà infatti il caso che qualche volta lo Stato, nelle sue varie articolazioni, locali o centrali, non ti offra alcun servizio o te ne offra alcuni che sono l’esatto opposto di quelli che ti aspetteresti. 

Poiché il discorso mi porterebbe lontano dall’argomento. Mi limito ad un paio di esempi, anche se, in uno dei due casi si tratta tecnicamente di una tassa e non di un’imposta, ammesso che la distinzione faccia qualche differenza per il cittadino. 

Il primo esempio riguarda la tassa sui rifiuti nel comune di Roma. 

Qui siamo di fronte ad un servizio che in alcuni quartieri di Roma non è mai stato reso, se non saltuariamente, e pertanto ad una tassa che, ove valesse l’equivalenza tra tassa/imposta e servizio, andrebbe eliminata o decurtata. 

Il secondo esempio è rappresentato dalla Guardia Costiera che opera nel Mediterraneo, il cui servizio, per onorevole che possa essere considerato da alcuni, è l’esatto contrario di quello statutario, in quanto viene svolto per agevolare l’immigrazione illegale, anziché per combatterla. 

E qui mi fermo.

 

 

 

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