Si avvicina lo scenario impensabile di 1 bambino su 2 con autismo negli Stati Uniti
Jul 11, 2024Il tasso di 1 su 36 è l'ultimo dato ampiamente riportato dai media ormai da più di un anno.
Ma quel tasso è obsoleto di circa quattro anni: infatti il CDC deve ancora pubblicare i risultati del suo sondaggio ADDM Network del 2022 e, quando lo farà, probabilmente entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo, il tasso sarà ancora obsoleto di almeno due anni.
Di questo passo, è del tutto possibile che la previsione della Dott.ssa Stephanie Seneff secondo cui la metà dei bambini in negli Stati Uniti potrebbe essere diagnosticato l’ASD entro il 2032 potrebbe diventare realtà: poiché la previsione di Seneff sembra sempre meno fantascienza e gli Stati Uniti si avvicinano sempre più a una pietra miliare dell’autismo che verrebbe certamente definita catastrofica (accettando anche che 1 bambino autistico su 36 non sia abbastanza catastrofico ...), saremo portati ad immaginare che i medici, gli scienziati e i funzionari della sanità pubblica, così come i leader politici, i media e la popolazione in generale, siano alla disperata ricerca di cosa si nasconde dietro questa epica epidemia.
Ma non è così, purtroppo!
La cosa migliore che si può sentir dire oggi sulla crescita dell’autismo è che le ragioni di ciò “non sono completamente comprese e sono probabilmente complesse”.
Ma la cosa più strana in assoluto è la generale mancanza di interesse o addirittura curiosità nei confronti di questa vera e propria “epidemia”: in questo caso non sembra esistere alcuna emergenza sanitaria che spinga qualcuno a cercare di capirne le cause.
L’unica cosa che accade è che si parla molto di “consapevolezza dell’autismo”. Quest’anno le Nazioni Unite hanno addirittura proclamato una Giornata mondiale della sensibilizzazione sull’autismo, il 2 aprile: In tal senso, sembra esserci più che altro un movimento sociale per NORMALIZZARE l’autismo e accettare il disturbo neuro-immune caratterizzato da infiammazione cronica semplicemente come una variazione genetica, introducendo definizioni innovative e devianti per definire questa condizione come “neurodivergente” o “neurodiverso”.
Prendendo spunto dall’articolo “Si avvicina lo scenario impensabile di 1 bambino su 2 con autismo negli Stati Uniti” (1) , di Marco Caceres, pubblicato il 1° luglio scorso, torniamo ancora sull’argomento della prevalenza del disturbo dello spettro autistico (ASD) che, tra i bambini di otto anni negli USA, avrebbe raggiunto la proporzione di 1 su 36 lo scorso anno.
Questo almeno, è il tasso confermato da un’analisi pubblicata nel rapporto epidemiologico Morbidity and Mortality Weekly Report (MMWR) dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) il 24 marzo 2023 (2).
Tale tasso si basava su un sondaggio condotto nel 2020 come parte di un programma di sorveglianza noto come Rete di monitoraggio dell’autismo e delle disabilità dello sviluppo (ADDM) in 11 stati (Arizona, Arkansas, California, Georgia, Maryland, Minnesota, Missouri, New Jersey, Tennessee, Utah e Wisconsin). Ha rappresentato un aumento del 18,2% rispetto al tasso di 1 su 44 riportato dal CDC nel novembre 2021 per l’indagine del 2018.
Il tasso di 1 su 36 è l'ultimo dato ampiamente riportato dai media ormai da più di un anno. Ma quel tasso è obsoleto di circa quattro anni: infatti il CDC deve ancora pubblicare i risultati del suo sondaggio ADDM Network del 2022 e, quando lo farà, probabilmente entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo, il tasso sarà ancora obsoleto di almeno due anni. Questo è proprio il modo in cui funziona il processo.
Il CDC ha segnalato i cambiamenti nel tasso di autismo tra i bambini di otto anni negli Stati Uniti attraverso sondaggi condotti ogni due anni.
- L'agenzia ha riportato i risultati dei sondaggi condotti nel 2016 (1 su 54); 2014 (1 su 59); 2012 (1 su 69); 2010 (1 su 68); 2008 (1 su 88); 2006 (1 su 110); 2004 (1 su 125); nel 2002 (1 su 150) e nel 2000 (1 su 150).
- Negli anni ’90, i tassi di autismo variavano da 1 su 2.500 a 1 su 1.000. Negli anni ’60 il tasso di autismo era stimato a 1 su 10.000. Negli anni ’80 il tasso era raddoppiato arrivando a 2 su 10.000.
- Negli ultimi due decenni, i tassi di autismo negli Stati Uniti sono aumentati del 16,7% nel 2004; 12% nel 2006; 20% nel 2008; 22,7% nel 2010; 14,5% nel 2014; 8,5% nel 2016 e 18,5% nel 2018.
- Sulla base delle tendenze storiche, è probabile che le indagini della rete ADDM mostreranno tassi di autismo di circa 1 su 30 per il 2020 e 1 su 25 per il 2022.
Di questo passo, è del tutto possibile che la previsione della Dott.ssa Stephanie Seneff secondo cui la metà dei bambini in negli Stati Uniti potrebbe essere diagnosticato l’ASD entro il 2032 potrebbe diventare realtà: immaginate questo scenario: a 1 bambino su 2 negli Stati Uniti con diagnosi di autismo entro i prossimi 10 anni.
I bambini affetti da malattie croniche sono la nuova normalità
Uno studio del 2011 pubblicato sulla rivista Academic Pediatrics ha rilevato che circa il 43% dei bambini negli Stati Uniti aveva “almeno 1 su 20 condizioni di salute croniche valutate, aumentando al 54,1% se si includono sovrappeso, obesità o rischio di ritardi nello sviluppo. "
Secondo il CDC, oltre il 40% dei “bambini e adolescenti in età scolare hanno almeno una condizione di salute cronica, come asma, obesità, altre condizioni fisiche e problemi di comportamento/apprendimento”. Tuttavia, la definizione di “malattie croniche” del CDC è limitata a “condizioni che durano un anno o più e richiedono cure mediche continue o limitano le attività della vita quotidiana o entrambi”. (3, 4, 5)
"Più di 1 bambino su 2 oggi ha una malattia cronica", ha affermato la pediatra Elisa Song, MD di Belmont, California. “Entro il 2025 saranno 8 su 10".
I nostri figli stanno diventando sempre più malati. Sarà questa la nuova normalità?
Poiché la previsione di Seneff sembra sempre meno fantascienza e gli Stati Uniti si avvicinano sempre più a una pietra miliare dell’autismo che verrebbe certamente definita catastrofica (accettando anche che 1 bambino autistico su 36 non sia abbastanza catastrofico ...), saremo portati ad immaginare che i medici, gli scienziati e i funzionari della sanità pubblica, così come i leader politici, i media e la popolazione in generale, siano alla disperata ricerca di cosa si nasconde dietro questa epica epidemia.
Ma non è così, purtroppo!
Non esiste alcun dibattito che stimoli la discussione e sviluppi un’indagine seria su questa crisi sanitaria in continuo peggioramento che sta distruggendo la vita di milioni di bambini e delle loro famiglie.
C’è sì un riconoscimento generale che i tassi di autismo sono in crescita, ma non c’è consenso tra medici e scienziati sulla causa dell’epidemia.
In un articolo su Upworthy Science, Caren Chesler ha osservato:
“I tassi di ASD stanno aumentando drammaticamente, rendendo ancora più urgente la necessità di capire perché sta accadendo” ... aggiungendo: “Gli scienziati non riescono a capire perché i tassi stanno aumentando. Alcuni dicono che sia il frutto di una diagnosi più accurata o il frutto di cambiamenti nei criteri diagnostici”. (6)
La cosa migliore che si può sentir dire oggi sulla crescita dell’autismo è che le ragioni di ciò “non sono completamente comprese e probabilmente complesse”. Ma c’è qualcuno che sembra avere delle certezze granitiche: Scott Badesch, ex presidente e amministratore delegato della Autism Society of America, ha osservato che non esiste una ragione definita e provata per l’aumento dell’autismo, ma l’unica cosa che sa per certo è che “le vaccinazioni non causano l’autismo”.
È sorprendente quante persone siano più che disposte ad ammettere che le cause dell'autismo sono un mistero, ma rimangono riluttanti a prendere in considerazione l'idea che le tossine ambientali come i metalli pesanti, i pesticidi, le sostanze chimiche, l'inquinamento ambientale e quello elettromagnetico (EMF e radiazioni a radiofrequenza pulsata RFR) (7) , così come gli ingredienti dei vaccini, possano svolgere un ruolo.
La teoria delle tossine ambientali è polarizzante all’interno delle comunità mediche e scientifiche, il che rappresenta un paradosso dal momento che abbiamo oramai una conoscenza più che sufficiente sulle tossine ambientali e sui loro effetti sulla nostra salute mentale e fisica.
Siamo arrivati alla modalità “Consapevolezza dell’autismo” attraverso la sua Normalizzazione
Forse la cosa più strana in assoluto è la generale mancanza di interesse o addirittura curiosità nei confronti dell’epidemia di autismo, non solo da parte del governo degli Stati Uniti. In questo caso non sembra esistere alcuna emergenza sanitaria che spinga qualcuno a cercare di capire le cause dell’autismo. Non esiste una commissione parlamentare, nessun dibattito approfondito alla Camera e al Senato. Nessuna “guerra all’autismo”. Nessuna urgenza.
L’unica cosa che accade è che si parla molto di “consapevolezza dell’autismo”. Quest’anno le Nazioni Unite hanno proclamato una Giornata mondiale della sensibilizzazione sull’autismo, il 2 aprile, addirittura dedicando questo mese alla sua “accettazione” per:
andare oltre la consapevolezza e si concentra sul cambiamento degli atteggiamenti sociali nei confronti dell’autismo, sul riconoscimento dei diritti degli individui autistici e sulla promozione di pratiche inclusive. Si sforza di evidenziare i punti di forza e le prospettive uniche delle persone nello spettro autistico, sostenendo allo stesso tempo le pari opportunità, il rispetto e la comprensione (8)
In tal senso, sembra esserci più che altro un movimento sociale per NORMALIZZARE l’autismo e accettare il disturbo neuro-immune caratterizzato da infiammazione cronica semplicemente come una variazione genetica, introducendo definizioni innovative e devianti per definire questa condizione come “neurodivergente” o “neurodiverso”. (9, 10, 11)
Invece di considerare i sintomi dell’autismo come sintomi o disfunzioni del cervello e del sistema immunitario, si fa passare l’idea che le persone con diagnosi di autismo abbiano cervelli che, per qualche ragione, semplicemente funzionano in modo diverso. La conclusione “quasi logica” è quindi che “non c’è bisogno di indagare ulteriormente perché… beh… non c’è niente che non va nell’espressione di una diversità naturale”.
Cosa significa essere Neurodivergenti?
Per comprendere l’inganno che si cela dietro a questa “normalizzazione” dobbiamo partire da alcune definizioni che troviamo nelle pubblicazioni citate nell’articolo di Caceres.
Neurodivergente è un termine non medico che descrive le persone il cui cervello si sviluppa o funziona in modo diverso per qualche motivo. Ciò significa che la persona ha punti di forza e difficoltà diversi rispetto alle persone il cui cervello si sviluppa o funziona in modo più tipico. Sebbene alcune persone neurodivergenti abbiano condizioni mediche, ciò accade anche a persone per le quali non è stata identificata una condizione medica o una diagnosi.
Prima di tutto si mette in evidenza come il termine “Neurodivergente” non ha nulla a che fare con il campo medico: così facendo si può liberamente trattare l’argomento con ogni tipo di speculazione, senza dover giustificare nulla rispetto alle proprie affermazioni. La questione non è più né medica né scientifica. Tutto viene portato in un contesto “fluido” dove si possono confondere condizioni mediche ben specifiche come la sindrome autistica, l’ADHD, la Dislessia, la Discalculia e, addirittura la Sindrome di Down, con condizioni non patologiche ma tali da “riconoscersi” come soggetti neurodivergenti, rispetto ad una condizione di normalità che non è nemmeno riconosciuta più come tale ma come “neurotipica”.
Il termine “neurodivergente” deriva dal termine correlato “neurodiversità”. Judy Singer, una sociologa australiana, ha coniato la parola “neurodiversità” nel 1998 – secondo alcuni a seguito della propria esperienza personale come soggetto autistico - per riconoscere che il cervello di ognuno di noi si sviluppa in un modo unico. Come le impronte digitali di una persona, non esistono due cervelli – nemmeno quelli di gemelli identici – esattamente uguali. Per questo motivo non esisterebbe una definizione di capacità “normali” per il cervello umano.
Come dire, basta con le definizioni superate di “normale” e “anormale” o “disabile”: se non riusciamo (o non vogliamo) capirne le ragioni basta cambiare le definizioni e il problema non esiste più. Il focus si sposta sulle capacità di adattamento e sull’accettazione del fenomeno e la società viene spinta a creare le condizioni perché questo diventi l’unica strada possibile, ovvero accettare una “diversità” come tante altre.
Non potevano poi mancare, a questo proposito, le parole degli esperti:
La ricerca degli esperti mostra anche che le parole e il linguaggio legati alla neurodiversità fanno la differenza nel modo in cui le persone vivono. Le persone che sono neurodivergenti e apprendono che ciò significa che sono diverse – non malate o difettose – hanno maggiori probabilità di essere più felici e puntare più in alto nella loro carriera ... Precedentemente considerata un problema o un’anomalia, gli scienziati ora capiscono che la neurodivergenza non è intrinsecamente un problema per l’individuo e che ha un grande vantaggio per la società.
L’immaginario collettivo viene catturato così dagli esempi mediatici più noti, come ad es. alcune persone di successo come lo scienziato Temple Grandin, l’attore premio Oscar Sir Anthony Hopkins ... o l'attivista climatica Greta Thunberg, o ipotizzando in questo quadro alcune figure storiche importanti come la fisica e chimica vincitrice del Premio Nobel Marie Curie, il fisico teorico vincitore del Premio Nobel Albert Einstein o l’artista Vincent Van Gogh.
Significativo, per quanto riguarda l’accettazione dell’autismo come “normalità” è il passo seguente:
Man mano che la società cambia la sua comprensione di come funziona il cervello cambierà anche il modo in cui trattiamo coloro che sono neurodivergenti. Ad esempio, è stato fatto molto lavoro per smettere di considerare l’autismo come una malattia che deve essere curata.
Sicuramente è stato fatto un grande lavoro per nascondere la verità sulle ragioni che sono alla base dell’esplosione dell’autismo, soprattutto da quando qualcuno come Andrew Wakefield ha avuto la “malsana idea” di chiamare in causa il vaccino MMR, chiedendo semplicemente di indagare ulteriormente sulle sue ipotesi. Ci sono voluti più di dieci anni ma alla fine la SCIENZAH ha partorito la soluzione: “nessuna correlazione”!
In ogni caso, il punto non è né Wakefield né l’essere o meno no-vax: il punto è che abbiamo perso quasi 25 anni di ricerca su una questione così importante per l’impatto che ha e che avrà sulle generazioni future per difendere ad ogni costo un’idea di salute pubblica priva di un reale fondamento scientifico. Come ha dimostrato l’esperienza Covid-19, le responsabilità sono prevalentemente da attribuire alla classe medica e alle scelte di politica sanitaria: in entrambi i casi non c’è molto da capire, o si tratta di ignoranza o di una consapevole connivenza!
Riferimenti
- https://thevaccinereaction.org/2024/07/nearing-the-unthinkable-scenario-of-1-in-2-children-with-autism-in-the-u-s/
- https://www.cdc.gov/mmwr/volumes/72/ss/ss7202a1.htm?s_cid=ss7202a1_w
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/21570014/#:~:text=Results%3A%20An%20estimated%2043%25%20of,care%20need%2C%20a%201.6%20point
- https://www.usatoday.com/story/news/factcheck/2022/02/10/fact-check-more-than-40-children-have-chronic-illness-cdc-says/6639320001/
- https://www.cdc.gov/healthyschools/chronicconditions.htm
- https://upworthyscience.com/why-are-autism-rates-steadily-rising/particle-1
- https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28504324/, “Electromagnetic Fields, Pulsed Radiofrequency Radiation, and Epigenetics: How Wireless Technologies May Affect Childhood Development”; Cindy Sage, Ernesto Burgio, PMID: 28504324 DOI: 10.1111/cdev.12824
- https://ideasatdom.wustl.edu/autism-acceptance-world-autism-awareness-day/
- https://my.clevelandclinic.org/health/symptoms/23154-neurodivergent
- https://www.forbes.com/health/mind/what-is-neurodivergent/
- https://www.verywellmind.com/what-is-neurodivergence-and-what-does-it-mean-to-be-neurodivergent-5196627
FONTE : COMILVA
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