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Un battito cardiaco svela i pensieri di molti cuori

aborto universitari per la vita Sep 22, 2022

di Fabio Fuiano

Mercoledì scorso, 14 settembre 2022, è giunta la notizia di una nuova “stretta di Viktor Orban” sull’aborto in Ungheria. Noi UpV abbiamo il vantaggio di avere contatti diretti con alcuni amici pro-life ungheresi che ci hanno spiegato come stanno effettivamente le cose. Anzitutto, questo provvedimento non è una nuova legge, ma solo un emendamento al protocollo oggi vigente per la procedura abortiva. La legge ungherese sull’aborto, purtroppo, non è stata in alcun modo modificata.

In particolare, questo provvedimento prevede che alla donna intenzionata ad abortire si mostri non solo il battito cardiaco fetale, bensì tutti i segni vitali del feto e questi, in realtà, comprendono anche l’immagine ultrasonora che mostra il movimento fetale. Finora, la procedura prevedeva che, nel caso di un bambino voluto dalla madre, fosse naturale mostrare tutte queste informazioni (tanto le immagini quanto i suoni) ma, in caso contrariotali informazionivenivano intenzionalmente nascoste dal medico (ruotando il monitor ecografico o diminuendone la luminosità e riducendo al minimo il volume dei suoni dell’eco-Doppler cardiaco).

Con la modifica del protocollo, il medico dovrà semplicemente mostrare queste informazioni in qualsiasi caso. Tuttavia, a norma di legge, le donne possono ugualmente uccidere il proprio figlio se sono decise a farlo. Dunque, da un punto di vista sostanziale non c’è nessuna vera modifica alla legislazione abortista vigente in Ungheria, ma solo un piccolo, flebile passo di carattere procedurale che, in alcuni casi, ha la potenzialità (non la certezza) di risparmiare un bambino da una morte orribile.

Le reazioni del mondo abortista sono state tra le più disparate, ma egualmente scomposte, spaventosamente sincronizzate e univoche. Non ci soffermiamo troppo su quanto si è detto (anche in maniera capziosa per far pensare ad una inesistente restrizione sull’aborto), ma sembra necessario riflettere sulla sproporzione tra l’atto del governo ungherese e la reazione conseguente. È evidente che l’abortismo si muove secondo uno schema rigoroso: non un singolo passo può essere fatto che potenzialmente comporti un “regresso” – dal loro punto di vista – su un presunto “diritto”, dato per acquisito e assolutamente intoccabile. Dunque, nessun cedimento di terreno, nessun indietreggiamento, nessuna regressione della “linea del Piave”. In due parole: nessun compromesso  col bene. La donna deve essere “libera”, in ogni caso e circostanza, di sopprimere il proprio figlio. Di più, i limiti imposti dalle leggi vigenti in tutto il mondo sono piuttosto un inaccettabile ostacolo da superare per allargare quanto più possibile le maglie di questa carneficina di innocenti.

Gli interventi dei sostenitori dell’aborto non celano “strategie sotterranee”, sono privi di timori, mostrano un comune sentire sul tema e puntano ad obiettivi ben definiti e circoscritti. Fa da contraltare a questo approccio quello del mondo pro-life, specialmente qui in Italia, in cui, pur tra le lodevoli realtà che si impegnano per salvare la vita dei bambini nel grembo materno, sembra mancare una forza coordinata in radicale opposizione a quella sin qui descritta. Una forza in grado di affermare, senza timori, che l’aborto è un male intrinseco e che, di conseguenza, qualunque legge lo consenta è ingiusta e va ostacolata o abrogata a seconda che essa stia per essere approvata o che sia già disgraziatamente presente nell’ordinamento giuridico. Non fa eccezione la “legge” 194/78 che legalizzò l’aborto in Italia

In questi tempi di campagna elettorale ci siamo sentiti dire, non solo dai politici, ma anche da alcuni attivisti pro-life (questi, in teoria, liberi da qualunque logica di opportunismo politico) che ci si può accontentare di una completa applicazione della 194 e che tale norma non può essere assolutamente toccata. Per quale motivo il mondo pro-life vive un continuo complesso di inferiorità nei confronti della cultura abortista mentre l’abortismo si esprime senza alcuna remora, addirittura ergendosi a nuovo paradigma di una “morale” totalmente emancipata da Dio e a Lui ostile? Molti risponderebbero affermando che “ormai” la cultura dominante è questa e che l’unica possibilità è quella di limitare quanto più possibile i danni. Ma quel che si stenta a comprendere è che, progressivamente, se non si costruisce un argine volto a contrastare l’avanzata culturale dell’abortismoesso finirà inevitabilmente per straripare rendendo impossibile persino questo approccio “minimalista”. L’esperienza dell’Ungheria ci offre un palese riscontro di questo: è bastato un piccolissimo passo per scatenare una tempesta davanti alla quale impallidiscono i più violenti uragani. È vero che essa è stata esacerbata dal recente ribaltamento della sentenza Roe v. Wade che liberalizzò l’aborto negli USA nel 1973, ma è altrettanto vero che questo livello di reazione ed organizzazione del mondo abortista è ben radicato ed ha avuto molto tempo per costituirsi in una lobby stabile e pericolosa. E questo essenzialmente perché non ha trovato dei solidi ostacoli alla propria attività.Il battito cardiaco di quei bambini nascosti nel grembo materno ha suscitato queste reazioni proprio perché reale e naturale ostacolo al processo di degenerazione innescato dall’abortismo. Non solo, ma ha anche svelato i pensieri di molti cuori, facendo emergere in maniera ancor più evidente il divario che c’è tra l’approccio del mondo pro-morte e di quello pro-vita. A noi sta il coraggio di cogliere le occasioni che si stanno presentando e di cominciare a combattere seriamente, senza paura, con grande amore per la vita e senza compromessi … col male.

Fonte Universitari Per La Vita

 

 

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