Una élite esoterica governa il mondo da 12.000 anni?
Oct 20, 2022di Francesco Lamendola
Come mai nel 2017, cioè tre anni prima della proclamata pandemia, un personaggio del fumetto Asterix, un misterioso guidatore di cocchi mascherato, si chiamava Coronavirus? Quante probabilità ci sono che si tratti di un nome scelto a caso (ma proprio il nome di un virus?) e perciò che si sia trattato d’una mera coincidenza?
E come mai nel cortile del Louvre, nel 1985-89, il presidente François Mitterrand ha voluto erigere, su progetto di un architetto americano di origine cinese, una piramide di vetro e metallo alta 22 metri, che ci sta come i cavoli a merenda?
E come mai sul rovescio dello stemma degli Stati Uniti d’America, come pure sulla banconota da un dollaro, compare l’immagine della piramide con l’Occhio che tutto vede (noto agli studiosi come Occhio della Provvidenza), in cima a una piramide egizia?
Potremmo seguitare l’elenco di queste, diciamo così, curiosità, per pagine e pagine: il pubblico si è talmente familiarizzato con certi nomi e certe immagini, che non ne rileva il carattere incongruo, non chiaro, enigmatico: le accetta come parte del proprio paesaggio mentale.
Eppure è strano, o dovrebbe apparire tale: in una civiltà come quella moderna, costruita, a partire dall’illuminismo, sul dogma della ragione libera e spregiudicata, nessuno si fa domande a proposito di nomi e di oggetti che sono apparentemente incongrui e paiono disseminati ovunque come simboli di un discorso esoterico.
Alcuni autori, anche assai diversi fra loro quanto a retroterra culturale e a prospettiva esistenziale, come Paolo Barnard e Gioele Magaldi, alcuni resi edotti da una conoscenza dall’interno del mondo massonico, altri come studiosi esterni, hanno parlato di circoli occulti i quali guidano e manovrano da anni, anzi da secoli, la politica e la storia europea e mondiale. Altri ancora, come Paolo Rumor e Giorgio Galli, specie il primo, che non è propriamente uno studioso ma solo il divulgatore di un memoriale segreto ereditato dal padre, Giacomo Rumor (cugino del più famoso Mariano Rumor, leader democristiano, per cinque volte presidente del Consiglio), divulgato nel libro L’altra Europa. Miti, congiure ed enigmi all’ombra dell’unificazione europea (2010), suggeriscono che tali circoli esoterici esistono e sono attivi da molto più tempo: addirittura da prima, molto prima, della nascita di Gesù Cristo.
A sua volta il memoriale Rumor proverrebbe da materiali trasmessi, con la mediazione o comunque con un certo grado di conoscenza e connivenza da parte di monsignor Montini, il futuro Paolo VI, dallo statista francese Maurice Schumann (1911-1998), ministro degli Esteri dal 1969 al 1973, che non va confuso con Robert Schumann (1886-1963), per due volte Presidente del Consiglio e uno dei padri fondatori dell’Unione Europea. La presenza obliqua, non ufficiale, di monsignor Montini in un contesto esoterico e massonico, fortemente connotato in senso giudaizzante, all’epoca del pontificato di Pio XII e quindi ben prima della svolta conciliare, dell’apertura all’ebraismo e della Nostra aetate, può sulle prime destare non poco stupore. Ma solo in chi non abbia approfondito i numerosi e seri indizi che paiono indicare un’iniziazione massonica dello stesso Montini: non sulla scorta di deduzioni a posteriori, come l’aver affidato la riforma liturgica del 1969 ad un prelato quasi certamente massone, Annibale Bugnini (1912-1982), ma sulla base delle precise indicazioni messe in luce dal coraggioso sacerdote don Luigi Villa (1912-2008) nel corso di parecchi anni d’indagini a lui affidate ufficiosamente da Pio XII e con la benedizione di Padre Pio da Pietrelcina, miranti proprio ad accertare e documentare l’entità dell’infiltrazione massonica nella Chiesa. Solo partendo da questo fatto, la fotte componente della massoneria agente all’interno della Chiesa, permette di rendere ragione di una serie di azione vaticane che appaiono, e in realtà sono, del tutto incongrue perché contrastanti con la difesa della dottrina e la lotta contro le forze anticattoliche, occulte e palesi, presenti nel mondo moderno.
In particolare, nel memoriale Rumor compare il nome di Charles Hapgood (1904-1982), uno storico americano di formazione accademica, ma guardato con diffidenza, o peggio, dalla cultura ufficiale, perché fin dagli anni ’50 e ’60 del Novecento formulò l’ipotesi che le carte nautiche esistenti all’epoca del Rinascimento (ad esempio quella dell’ammiraglio ottomano Piri Re’is, del 1513) presuppongono degli originali molto più antichi, realizzati nell’epoca precedente la fine dell’ultima glaciazione, quando la linea costiera era assai diversa rispetto ad oggi, e alcune regioni polari godevano di un clima subtropicale o almeno temperato: vale a dire circa 12.000 anni fa. Allora anche il clima della valle del Nilo era molto diverso da oggi, il Sahara era una verde prateria, se non una foresta: e ciò spiegherebbe le tracce di erosione pluviale sulla superficie della Grande Sfinge di Giza, che gli archeologi “ortodossi” datano al 2.500 a. C. circa, ma che, in base a quelle tracce, andrebbe retrodatata appunto al tempo dell’ultima epoca glaciale, non meno di 10.000 anni prima della nascita di Cristo e dunque migliaia d’anni prima del sorgere delle dinastie faraoniche, alle quali viene attribuita la costruzione sia delle Piramidi di Giza, sia della Grande Sfinge. Tale è la conclusione cui è giunto, nel 1991, il geologo americano Robert Schoch: guarda caso, in sostanziale accordo con le teorie di un esoterista della scuola iniziatica “classica”: René Adolphe Schwaller de Lubicz (1887-1961)
Ora, la presenza del nome di Charles Hapgood nell’elenco dei membri della confraternita esoterica denominata la Struttura, accanto a quello del suo precursore Otto Nordenskjöld e a quelli di molti esoteristi o studiosi dell’occulto, artisti e scrittori di epoche assai più antiche, da Sandro Botticelli a Gerberto d’Aurillac (il futuro papa Silvestro II), farebbe pensare a una catena di comando occulto ininterrotta, che si sarebbe passata conoscenza segrete e poteri occulti e inconfessabili lungo un ampissimo arco di tempo, e che si nutriva di credenze pi perdute dalla cultura ufficiale (forse per un calcolo deliberato), che vanno dall’esistenza dei continenti perduti e delle loro rispettive civiltà, da Atlantide a Lemuria, fino al cosiddetto mistero di Rennes-Le Chateu, alle scoperte misteriose del parroco Bérenger Saunière (1952-1917) e all’inafferrabile Priorato di Sion, da alcuni considerato come una semplice impostura, ma che forse si è voluto presentare al pubblico come tale, proprio per assicurare ai suoi membri una maggiore libertà d’azione, e che potrebbe essere effettivamente molto più antico della sua versione più recente, quella dell’esoterista e uomo politico francese Pierre Plantard (1920-2000).
Un minestrone indigesto, penserà qualcuno, troppo simile al canovaccio di un romanzo come Il codice da Vinci di Dan Brown, o magari come Il pendolo di Foucault di Umberto Eco, se non tale da richiamare i libri pseudo-storici di Mauro Biglino (e che richiamano, a loro volta, quelli di Erich von Däniken e di Zecharia Sitchin), a base di esseri extraterrestri che scendono sulla Terra, facendosi credere o comunque venendo creduti di natura divina, e danno origine, per mezzo di manipolazioni bio-ingegneristiche, alla razza umana attuale. Ebbene, la rassomiglianza c’è, e per giunta con una importante implicazione di tipo intellettuale: forse non tutto, in quegli autori e quelle opere, è frutto d’invenzione o di grossolane e improbabili teorie cospirative, ottenute mettendo insieme artificiosamente e tendenziosamente dati di fatto reali. Si noti che il denominatore comune di tali autori e di tali teorie è un sottinteso di tipo anticristiano e anticattolico (che sia di matrice massonica, o occultistica, o esoterica, il che poi sovente è la stessa cosa) o quanto meno una pretesa “conoscenza” che inficia alla radice le Scritture cristiane e ne mostrerebbe il presunto carattere arbitrario e artificiale, per nulla fondato sull’autentica Rivelazione divina. E infatti gli esoteristi delle varie scuole, da Evola a Guénon, hanno sempre contrapposto la loro Tradizione (intesa come un complesso di conoscenze originarie di provenienza non umana) alla Tradizione come la intende la Chiesa cattolica.
Quel che vogliamo dire è che nelle teorie e nelle opere di quegli autori ci possono essere degli elementi di verità, contrastanti con le verità “ufficiali” della cultura dominante (quella, per intenderci, di matrice accademica e supportata dal complesso dei mezzi d’informazione di massa, però dispersi in mezzo a molte pseudo-verità, secondo un’antica e collaudata tecnica massonica di disinformazione e depistaggio) o che vanno letti, per così dire, all’incontrario, vale a dire capovolgendo il loro senso letterale e riconsiderando l’insieme sotto una luce completamente nuova, che muta radicalmente la prospettiva e fa apparire in maniera inaspettata delle cose che credevamo di conoscere piuttosto bene, modificandone il senso in modo radicale. In altre parole, forse Dan Brown, Eco e altri non si son limitati a ricamare dei romanzi di pura fantasia, assemblando alla meno peggio elementi confusi della tradizione esoterica, ma hanno avuto l’audacia, e se ci si passa l’espressione, quasi la civetteria, di alludere esplicitamente a delle verità nascoste che non si possono dire in forma esplicita, anche perché lo scopo di costoro non è mai stato quello di avvicinare il pubblico alla verità, semmai esattamente il contrario, di allontanarlo, di confonderlo, di gettarlo in uno stato di relativismo culturale permanente e d’indifferentismo religioso e spirituale, proprio servendosi di archetipi e di parole-chiave della tradizione iniziatica, onde conferire loro una certa credibilità, ma al tempo stesso di renderla dubbia. Insomma il metodo migliore per screditare qualcosa o qualcuno è presentarlo come un misto di verità e di menzogna, suggerendo il sospetto che quest’ultima prevalga decisamente.
Scrive Giorgio Galli nella prima parte del citato volume L’altra Europa di Paolo Rumor (Hobby & Work Publishing, 2010, pp. 66-68):
Nella Terza Parte di questo scritto, l’architetto Bagnara, nel suo “terzo commento” al memoriale Rumor, suggerisce una traccia che mi chiede di valutare. Concordo sulla possibilità che l’evoluzione più recente dell’esoterismo francese possa risalire all’ordine neo-rosacrociano fondato nel 1888 da Stanislao De Guaita (il cosiddetto “Orde Kabbalistique de la Rose-Croix”). Ovviamente l’esoterismo riproposto da De Guaita ha radici ben più antiche. Credo si possa dire che tramanda tre narrazioni. Una non appare nelle memorie di Giacomo Rumor: riguarda l’esistenza di universi paralleli, oltre che di una vita giunta sul nostro pianeta da lontane galassie (temi, per inciso, di strettissima attualità scientifica, come attestato dalle riflessioni più avanzate della cosmologia, della fisica quantistica e dell’esobiologia). (…)
Le altre due narrazioni hanno un’eco diretta nelle memorie di Giacomo Rumor (l’esistenza di lontane civiltà scomparse) e un’eco indiretta (la discendenza merovingia), attraverso aspetti del mosaico che coincidono con i falsi dossier del Priorato di Sion. L’architetto Bagnara osserva giustamente che neanche quest’ultimo aspetto è presente nelle memorie. Non v’è dubbio, ma io lo ritengo comprensibile. Le memorie si riferiscono soprattutto alla componente “cristiana” e cattolica della narrazione, che non poteva comprendere una discendenza merovingia (cioè dei re di Francia) da Gesù e Maria Maddalena. Questa componente appare in conflitto con altre, forse laico-massoniche, forse il “Contingente americano”. Al riguardo osservo che l’esoterismo (particolarmente quello francese) dal punto di vista politico copre tutto lo spazio, dall’estrema destra (si pensi al citato Jean Robin) all’estrema sinistra (per esempio l’appassionato rivoluzionarie Blanqui). Nelle memorie rumoriane si fa riferimento ad una ”Entità”. È anche la denominazione dei servizi segreti vaticani, pure citati dai Rumor.
Concordo anche con l’ipotesi dell’architetto Bagnara che tutta l’operazione dei falsi dossier del Priorato di Sion abbia avuto lo scopo di «creare la convinzione generale che sia falso anche quello che è vero». Credo possibile che Pierre Plantard, la cui vita è un modello di ambiguità, sia stato un “agente consapevole” di questa operazione. E cosa si voleva far apparire non credibile? A mio avviso, non tanto la leggenda della discendenza merovingia, ma la proposta dell’opportunità di indagare, nelle appropriate sedi storiche e archeologiche, sull’esistenza di antiche civiltà scomparse. Nel suo bel libro “Il segreto di Giza”, l’architetto Bagnara avanza l’ipotesi che una di queste civiltà ci abbia lasciato memoria di una lontana catastrofe, il cui rischio potrebbe ripresentarsi per la nostra civiltà. Se l’ipotesi è plausibile, se il messaggio è rintracciabile, è giusto non trascurare una simile impostazione concettuale. Forse è questo il significato più profondo e attuale delle memorie di Giacomo Rumor, che il figlio Paolo si è impegnato a trasmetterci.
Quali conclusioni trarre da tutto ciò? Bisogna tenersi ugualmente lontani dai due estremi: credere a tutto e respingere tutto. Qualcosa di vero c’è nelle trame occulte del potere esoterico, a cominciare dalla sua stessa esistenza e dalla sua antichità, sebbene quest’ultima sia difficilmente precisabile.
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